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Afrodite nel frutteto.

Afrodite è stata un membro degli Isu, in seguito adorata dai Greci come dea dell'amore e della bellezza. Apparve a Kyros di Zarax nel 6 secolo a.C.

Biografia[]

Nel 6 secolo a.C., l'atleta Kyros di Zarax decise di provare a battere la principessa dell'Arcadia, Atalanta, in una gara di corsa. La giovane infatti proponeva a chi avesse voluto sposarla una corsa: chi avesse perso sarebbe morto. Molti provarono e fallirono. Kyros chiese quindi aiuto al suo maestro, Pitagora, che gli consigliò di cercare aiuto in un antico tempio abbandonato in onore di Afrodite. Lì avrebbe trovato ciò che gli serviva per vincere la gara.[1]

Seguendo il consiglio di Pitagora, Kyros si diresse verso il tempio, situato sul un picco, venendo però sorpreso da una potente bufera di neve. Svenne, e mentre era svenuto ebbe una visione di Afrodite. La "dea" colse tre mele da un frutteto e lo depose dietro all'altare del tempio. Quando rinvenne, Kyros si diresse verso il tempio e dietro all'altare trovò "un'unica mela d'oro": uno dei Frutti dell'Eden. Grazie alla Mela, Kyros riuscì a vincere la corsa contro Atalanta: usò infatti il Frutto per far fermare più volte la giovane.[1]

Nei secoli seguenti, Afrodite venne raffigurata in moltissimi ambiti diversi, anche nella sua versione romana, Venere. In particolare Venere era raffigurata in diversi dipinti della galleria di Villa Auditore e una delle statuette di Monteriggioni era a sua effige.[2]

Nel XVII secolo, John Dee offrì a Elizabeth Jane Weston un dipinto del Giudizio di Paride in cui il ruolo di Paride era interpretato da Elisabetta I d'Inghilterra, che teneva in mano un globo crucigero al posto del pomo d'oro. Nella sua lettera, Dee scrisse che non si trattava di un'allegoria: l'oggetto era reale, così come il suo potere e le tre dee: Giunone, Minerva e Venere.[3]

Note[]

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