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"Agnadello, dove si dice che i miracoli siano possibili."
―Perotto Calderon[src]

Agnadello è un comune del nord Italia. Nella seconda metà del XV secolo, vi si trovava una base della Confraternita italiana degli Assassini, che vi custodiva la Sindone. Nel 1509 vi si svolse l'omonima battaglia.

Storia[]

Durante il Rinascimento, ad Agnadello venne stabilita un'importante sede dell'Ordine degli Assassini. Dopo il ritrovamento, nel 1454, della Sindone nei sotterranei di Monteriggioni, Mario Auditore la affidò al fratello Giovanni affinché fosse nascosta in un luogo sicuro.[1] In un momento imprecisato, la Sindone fu portata ad Agnadello.[2]

PL Misure drastiche

Perotto arriva ad Agnadello.

Nel 1498, l'Assassino Perotto Calderon si fingeva messaggero dei Borgia, e in tal modo fece la conoscenza di Lucrezia Borgia, figlia del papa Rodrigo Borgia. I due ebbero una relazione e Lucrezia rimase incinta. Quando nacque, il neonato Giovanni era deforme, e un dottore previde una morte prossima. Perotto fuggì da Roma assieme al figlio, con l'intento di curarlo con la Sindone. Inseguito dai soldati dei Borgia, Perotto arrivò ad Agnadello, dove affrontò i suoi confratelli che tentavano di fermarlo, e li lasciò morti o feriti dietro di sé mentre si faceva strada. Finalmente, riuscì a raggiungere la casa di Rinaldo Vitturi, il Custode della Sindone, dove usò il manufatto, che guarì il neonato. Tuttavia, il tradimento di Perotto non fu perdonato, malgrado le suppliche del suo allievo, Francesco Vecellio, e Perotto fu condannato a morte dagli Assassini. Gli Assassini giunti da Roma rintracciarono Perotto, accampato vicino ad Agnadello, e lo uccisero.[2]

La morte di Perotto indignò vari membri della Confraternita, che disertarono e si rifugiarono ad Agnadello. Nel 1503, Francesco Vecellio guidò una squadra in città per scovare i disertori e scoprire le loro reali intenzioni. Tra gli Assassini che avevano abbandonato l'Ordine si trovava anche il Custode, Vitturi. Interrogato sulle sue motivazioni, disse che gli Assassini avevano torto di non usare i Frutti dell'Eden. Vecellio gli rispose che parlava come un Templare. Vitturi fece disperdere i suoi uomini, e Vecellio gli propose di ritornare nella confraternita e lottare contro i Borgia.[3]

Il 14 maggio 1509, l'esercito di Luigi XII di Francia affrontò le forze veneziane a Agnadello. La città fu incendiata. Una parte del sconfitto esercito veneziano, guidato dal condottiero e Assassino Bartolomeo d'Alviano, tentò di opporre resistenza: dopo aver aiutato gli abitanti di Agnadello a spegnere le fiamme, si armarono per affrontare di nuovo i francesi. Malgrado l'eroico tentativo, Bartolomeo venne fatto prigioniero, mentre la Sindone venne presa da Niccolò di Pitigliano.[4]

Galleria[]

Note[]

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