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Assassin's Creed: La Crociata Segreta è il terzo romanzo basato sulla serie di Assassin's Creed, scritto da Oliver Bowden e pubblicato in Italia da Sperling & Kupfer.

Il romanzo parla della storia di Altaïr Ibn-La'Ahad, in particolare delle sue azioni durante e dopo la Terza Crociata. La storia è narrata da Niccolò Polo, padre del famoso esploratore Marco Polo.

Descrizione[]

La Confraternita è un'antica fratellanza, nata secoli prima che Ezio Auditore scoprisse di farne parte, e tutti conoscono il nome di Altaïr, uno dei maestri Assassini più leggendari. Ma per decenni, intorno alla sua vita, aveva aleggiato una fitta aura di mistero.

Almeno fino a quando Niccolò Polo, nel 1257, decide di rivelarne la storia. "Ottant'anni fa, un luminoso giorno d'agosto proprio come questo"... così incomincia lo straordinario racconto che Niccolò, padre del celebre Marco, fa al fratello dalle vertiginose altezze della fortezza di Masyaf, la roccaforte degli Assassini in Siria. Ottant'anni prima, proprio da quel luogo, la vedetta aveva avvistato le navi saracene venute per spazzare via la Confraternita, un pericoloso ostacolo alle mire del sultano. Quell'evento aveva reso prematuramente orfano Altaïr Ibn-La'Ahad, accolto perciò giovanissimo tra gli Assassini, dei quali ben presto era diventato il membro più abile, spericolato e orgoglioso. Tanto da infrangere il Credo. Per una colpa tanto grande c'era una sola espiazione possibile, una sola prova di fedeltà: andare in missione segreta e distruggere nove acerrimi nemici, tra cui Roberto di Sable, il capo della setta dei Templari.

Assassin's Creed - La crociata segreta è l'emozionante resoconto di un'impresa che cambierà il corso della storia, il ritratto di un grande eroe che dovrà affrontare, oltre alla propria umanità, morti, pericoli e il peggiore dei tradimenti."

Trama[]

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Sopra ad un vascello, diretto verso una grande città d'occidente, un Assassino, conosciuto dall'equipaggio come "il Maestro", nella propria cabina, inizia a leggere il diario di Niccolò Polo.

Parte prima[]

Capitolo 1[]

19 giugno 1257

Niccolò e suo fratello Maffeo si trovano a Masyaf da sei mesi. In quei sei mesi Niccolò fa spesso visita al Mentore degli Assassini Altaïr Ibn-La' Ahad, il quale gli racconta storie a riguardo della sua vita, trasmettendogli parte della sua conoscenza.

Un giorno Niccolò decide di raccontare le strorie che gli erano state raccontate da Altaïr al fratello. Dopo averlo portato in cima alla torre di guardia inizia a raccontargli la storia, ambientata ottant'anni prima, quando l'esercito di Salah Al' din veniva a mettere sotto assedio Masyaf.

Capitolo 2[]

Saladino vuole attaccare la città per devastare gli Assassini. Ma girava voce che lo zio di quest'ultimo, Shihab Al'din, gli aveva consigliato di porre un accordo di pace, senza però convincerlo. Saladino attaccò MasyaF con il suo esercito. Facendo accampare quest'ultimo ai pressi della fortezza. Gli abitanti riescono però a trovare riparo nelle mura. Il mattino seguente i saraceni eseguono il primo attacco. Il giorno dopo Saladino se ne va, lasciando li il suo esercito. Poco dopo Shihab Al'din sale sul colle per conferire con il Mentore degli Assassini, Al Mualim.

Capitolo 3[]

La notte prima Al Mualim aveva mandato un Maestro Assassino, Umar Ibn-La'Ahad, a lasciare un messaggio nella tenda del sultano, per fargli capire quanto era vulnerabile. Tuttavia, Saladino si era accorto della presenza di Umar, e aveva dato l'allarme, e Umar si diede alla fuga. Durante la fuga però, l'Assassino fu costretto ad uccidere un nobile saraceno per aprirsi la strada. Ora Shihab pretendeva, in cambio della ritirata, la testa di Umar. Inizialmente, Al Mualim rifiutò. Ma il portavoce di Shihab riferì ad Al Mualim che avevano individuato la spia degli Assassini, Ahmad Sofian, il quale, sotto tortura, aveva confessato la verità ai saraceni. Ahmad venne portato al di fuori della fortezza, dove Shihab stava conferendo con Al Mualim. Lo zio del sultano ricattò Al Mualim dicendo che se non avesse consegnato loro Umar, Ahmad sarebbe stato ucciso e l'assedio sarebbe iniziato. A questo punto Umar, sotto il consenso di Al Mualim, decise di consegnarsi. Prima di consegnarsi, Umar chiese ad Al Mualim di prendersi cura del figlio Altaïr, ed il Mentore accettò. Ahmad venne liberato e Umar ucciso davani agli occhi del proprio figlio. Dopodiche l'esercito del sultano si ritirò.

Due giorni dopo Ahmad lasciò la fortezza.

Capitolo 4[]

20 giugno 1257

Niccolò, dopo aver informato il fratello della morte della madre di Altaïr, dando alla luce quest'ultimo, riprese a raccontare la storia a Maffeo, andando avanti di quindici anni.

Era il 1191, tre anni dopo la conquista di Gerusalemme da parte di Salah Al'din. Da poco tempo Riccardo Cuor di Leone aveva riconquistato Acri, ma il suo intento era riprendere Gerusalemme.

Altaïr, ormai divenuto Assassino, si trovava a Gerusalemme nelle rovine del Tempio di Salomone, assieme ai fratelli Malik e Kadar Al-Sayf. Durante il loro percorso nelle gallerie si imbatterono in un sacerdote cristiano. Altaïr decise che l'unico modo per passare oltre era assassinare il prete e non esitò a farlo. Così facendo però, infranse il primo precetto del Credo degli Assassini, che diceva di non assassinare gli innocenti.

Procedendo, i tre Assassini si ritrovarono in una sala, dove trovarono una cassa d'oro, che conteneva il tesoro che Al Mualim aveva mandato a far recuperare a loro. Improvvisamente, nella stanza entrarono cinque Templari, fra i quali c'era anche il loro Gran Maestro, Roberto di Sable. Anche i Templari erano intenzionati a entrare in possesso del tesoro. Altaïr prese la decisione di attaccare i Templari e assassinare di Sable. Dopo essersi rivelato ai Templari, Altaïr attaccò rapidamente di Sable, il quale lo immobilizzò con facilità. Di seguito, il Gran Maestro scaraventò Altaïr al di fuori della sala. L'Assassino non poteva più rientrare nella sala perchè il passaggio era rimasto ostruito e udi di Sable ordinare ai suoi uomini di uccidere Malik e Kadar. Altaïr fuggì dal Tempio, intento a ritornare a Masyaf, portando la notizia del fallimento ad Al Mualim.

Capitolo 5[]

Dopo cinque giorni di viaggio, Altaïr giunse a Masyaf, dove avrebbe portato al Mentore la brutta notizia del fallimento. Nelle vie che portavano al castello incontro Rauf, un altro Assassino, il quale lo informo che Al Mualim si trovava nella torre. Più avanti incontro ancora un altro Assassino, Abbas, che lo beffeggiò al fine di infastidirlo. Tuttavia, i due Assassini non arrivarono ad uno scontro, solo a una piccola discussione.

Entrato nel castello, Altaïr portò ad Al Mualim la notizia del fallimento e della morte di Malik e Kadar.

Capitolo 6[]

Improvvisamente arrivò Malik, rivelando di essere ancora vivo. Kadar in vece, aveva perso la vita nello scontro con i Templari. Nonostante Malik fosse gravemente ferito era riuscito a recuperare il tesoro, che fece consegnare ad Al Mualim. Irruppe nella stanza un messaggero, il quale rifeì che di Sable e il suo esercito stavano assediando Masyaf.

Assieme agli altri Assassini, Altaïr andò a combattere contro i Templari. Finchè tutti gli Assassini decisero di rifugiarsi nella fortezza.

Una volta dentro al castello, Rauf disse ad Altaïr di seguirlo. Tuttavia dopo che Altaïr, Rauf e un altro Assassino eseguirono un salto della fede, il terzo Assassino si ruppe la gamba e Rauf decise rimanere ad aiutarlo. Indicò ad Altaïr la locazione di una trappola che avrebbe sminuito di gran numero l'esercito di di Sable, che in quel momento se ne stava fuori dalla fortezza tentando di intimidire Al Mualim per farsi ridare il tesoro. Una volta arrivato, Altaïr azionò la trappola, che travolse buona parte dei Templari sotto una massa di tronchi.

Capitolo 7[]

A di Sable non rimase che ordinare la ritirata, e lasciò il villaggio con i suoi uomini rimasti.

Al Mualim convocò Altaïr nel cortile, dove si radunarono anche gli altri Assassini. Dopo che Al Mualim si congratulò con Altaïr per aver cacciato di Sable, iniziò a rimproverarlo duramente per l'arroganza che aveva dimostrato a Gerusalemme. Per via dell'infrangimento dei principi del credo, Al Mualim accusò Altaïr di essere un traditore. Detto questo, il Mentore estrasse un pugnale e trafisse Altaïr davanti agli altri Assassini.

Capitolo 8[]

Stranamente Altaïr si risvegliò nello studio di Al Mualim. Stupito, Altaïr chiese al Mentore spiegazioni. Al Mualim si limitò a rispondere che aveva visto solo quello che lui aveva voluto che vedesse, entrendo nel sonno dei morti, in modo da rinascere.

Il dolore che Altaïr aveva causato agli Assassini, erana talmente gravi da meritare la pena di morte. Ma Al Mualim, vedendo la morte di Altaïr come uno spreco dei suoi talenti, decise semplicemente di spogliarlo del suo grado di Maestro Assassino, facendolo tornare un novizio.

Al Mualim decise di mandare Altaïr ad assassinare nove uomini, che con la loro influenza aprivano la via al ripetersi delle crociate. In questo modo Altaïr si sarebbe potuto redimere.

Quando Altaïr domandò dove iniziare, Al Mualim gli rispose di recarsi a Damasco, a cercare un trafficante del mercato nero di nome Tamir, ed assassinarlo. Il Mentore aggiunse anche di far visita al Rafiq, siccome solo con l'assenso di quest'ultimo avrebbe potuto iniziare la missione di assassinio. In fine, Al Mualim riconsegnò ad Altaïr la sua lama celata, che ricevendola si sentì di nuovo un Assassino.

Capitolo 9[]

Altaïr arrivò a Damasco. Mimetizzandosi fra un gruppo di sapienti, l'Assassino riuscì a varcare le porte della città senza farsi notare dalle guardie che viglilavano l'ingresso.

Una volta all'interno della città, si arrampicò in cima a un minareto, dal quale scrutò la torre della filiale locale dell'Ordine.

Raggiunse la filiale, dove il Rafiq, gli diede le indicazioni su dove svolgere le indagini e Altaïr tornò in città intenzionato ad avere informazioni sul suo bersaglio.

Vicino al Souk Al-Silaah, in cui lavorava Tamir, Altaïr ascoltò alcuni mercanti che discutevano di un incontro con Tamir. Improvvisamente si interruppero, quando un oratore, iniziò a parlare alla folla. Raccontò di un impresa compiuta da Tamir, in cui sfamò dei saraceni rimasti a corto di viveri. Altaïr capi che il banditore aveva le informazioni che gli servivano per uccidere Tamir. Quindi, quando l'oratore finì il suo discorso, l'Assassino lo pedinò fino ad un vicolo, dove iniziò a picchiarlo al fine di ottenere qualche informazione. Una volta arreso allo scontro, l'oratore iniziò a parlare. Disse che ultimamente stava producendo un gran numero di armi, che portavano simboli insoliti. Sembrava che Tamir non sostenesse la causa di Saladino ma quella di qualcun altro. Una volta avuta questa informazione, Altaïr uccise l'oratore, nascose il cadavere dietro una catasta di barili e si dileguò.

Capitolo 10[]

Altaïr tornò alla filiale, dove riferì al Rafiq tutto ciò che aveva appreso. Quest'ultimo decise di dargli licenza di andare, porgendogli una piuma, che avrebbe dovuto intingere del sangue del bersaglio.

Altaïr fece ritorno al Souk Al-Silaah, in una piazzetta cerimoniale che si trovava al suo centro, dove tutti erano accorsi. Li si trovava Tamir, che stava rimproverando un fornitore per lo scarso lavoro compiuto. Quando il fornitore si azzardò a dire a Tamir che chiedeva troppo, questo si infuriò. Accecato dalla rabbia, Tamir iniziò a pugnalare brutalmente il fornitore, uccidendolo. Fatto questo tutti i mercanti che si erano messi ad assistere alla scena tornarono al lavoro e Tamir riprese a ispezionare la merce. Mentre Quest'ultimo rimproverava un altro mercante, Altaïr lo trafisse con la lama celata. In punto di morte Tamir disse all'Assassino di far parte di una causa più nobile di quanto si immaginasse, accennando a dei "fratelli". Detto questo il trafficante morì, e Altaïr intinse la piuma del suo sangue e si dileguò senza che nessuno si accorse della sua presenza.

Capitolo 11[]

Una volta tornato a Masyaf, ad Altaïr fu affidato da Al Mualim il prossimo bersaglio. E il giorno dopo Altaïr partì per Acri, dove si trovava il bersaglio.

Dopo aver compiuto le dovute indagini, entrò nella sede locale, dove si trovava il Jabal, il Rafiq. Al quale riferì che la sua prossima vittima era il Gran Maestro degli Ospitalieri Garniero di Naplusa, di cui aveva già programmato l'assassinio. Jabal, decise di dare ad Altaïr l'autorizzazione di assassinare di Naplusa.

Arrivato al di fuori della Fortezza dei Cavalieri Ospitalieri, dove si trovava di Naplusa, ad Altaïr tornò in mente ciò che aveva appreso nelle sue indagini: Ascoltando una conversazione fra due Ospitalieri, aveva appreso che di Naplusa impediva ai cittadini comuni di servirsi dell'ospedale. Apprendendo anche che era stato esiliato dalla città di Tiro per aver condotto esperimenti sui cittadini. Altaïr aveva anche letto una pergamena sottratta a un assistente di di Naplusa, nella quale c'era scritto che non aveva intenzione di guarire i suoi pazienti. Ma diceva di condurre certe prove su soggetti provenienti da Gerusalemme, commissionategli da una persona sconosciuta, che dovevano indurre in loro determinati stati della mente. E Tamir, il precedente bersaglio di Altaïr, aveva il compito di trovare armi per una misteriosa operazione collegata agli esperimenti. In una frase della lettera, di Naplusa accennava a qualcosa che dovevano impegnarsi a riprendere che gli era stato portato via. Altaïr aveva anche scoperto che solo i monaci potevano entrare nella fortezza.

Capitolo 12[]

Altaïr, mimetizzandosi fra un gruppo di studiosi, riuscì a entrare nell'ospedale. Improvvisamente, apparve un paziente che correva all'impazzata reclamando aiuto. Il paziente fu però fermato da due guardie. Da un portone, uscì di Naplusa. Quest'ultimo cercò di convincere il paziente a calmarsi, ma esso non ne voleva sapere. Quindi, per evitare che il paziente fuggisse di nuovo, di Naplusa diede ordine alle guardie di spezzagli le gambe. Detto questo, il Gran Maestro tornò dagli altri pazienti. Altaïr si avvicinò a di Naplusa e lo trafisse con la lama celata. In punto di morte di Naplusa dimostrò di essere convinto di aver davvero aiutato i pazienti, nonostante le varie torture che gli aveva inflitto. Inoltre accennò ad un manufatto rubato dagli Assassini. Dette le sue ultime parole morì.

Dopo aver bagnato la piuma del sangue di di Naplusa, Altaïr fuggì dall'ospedale inseguito dalle guardie.

Capitolo 13[]

Qualche giorno dopo Altaïr fece ritorno a Masyaf, informano Al Mualim della morte di Garniero di Naplusa. Poi il Mentore ordinò ad Altaïr di recarsi a Gerusalemme, dove si trovava il prossimo bersaglio.

Arrivato alla sede della città, Altaïr scoprì che il Rafiq era diventato Malik. A quest'ultimo gli era stato amputato il braccio sinistro a causa delle gravi ferite subite durante lo scotro con Roberto di Sable e i suoi uomini. Per questo motivo più la morte del fratello Kadar, Malik era furioso con Altaïr. Siccome tutto queste sue disgrazie erano successe a causa dell'arroganza e dell'imprudenza di Altaïr. Sebbene nella sede in principio ci fu un clima di discussione fra i due Assassini, tutto si concluse quando Altaïr iniziò a spiegare ciò che aveva appreso a riguardo del suo prossimo bersaglio, ovvero lo schiavista Talal. Nonostante Malik non fu pienamente soddisfatto di ciò che aveva appreso Altaïr, decise comunque di dargli il consenso di assassinare il bersaglio.

Capitolo 14[]

Altaïr entrò nel magazzino di Talal, all'interno del quale stava venendo preparata una spedizione per Acri. Appena entrato, la porta del magazzino si chiuse. L'Assassino notò che all'interno del magazzino vi erano imprigionati diversi uomini. Improvvisamente una voce irruppe nel magazzino. Era la voce di Talal. Davanti ad Altaïr si aprì un cancello, che oltepassò arrivando in una stanza più ampia. Nella stanza in cui era entrato Altaïr, si presentarono davanti a lui sei uomini mascherati e finalmente Talal si mostrò, seppur rimanendo a distanza dall'Assassino. Dopo un ordine di Talal, i suoi uomini attaccarono Altaïr. Tuttavia, l'Assassino riuscì facilmente ad assassinare i suoi agressori. Poi, si mise all'inseguimento di Talal, che se la dava a gambe. Altaïr lo inseguì fino a fuori dal magazzino. Dopo un breve inseguimento, l'Assassino riuscì a raggiungere Talal, trafiggendolo con la lama celata. In punto di morte, Talal, come Tamir, accennò a una Confraternita, dicendo che Al Mualim non era l'unico ad avere progetti per la Terra Santa. E come Garniero di Naplusa, sosteneva di voler aiutare gli uomini e le donne da lui rapiti. E poi morì e Altaïr si dileguò.

Capitolo 15[]

Altaïr, durante il viaggio di ritorno a Masyaf, si fermò ad una sorgente, dove gli ritornarono in mente i suoi ricordi dopo la morte del padre: I saraceni avevano lasciato Masyaf. E Altaïr era stato affidato ad Al Mualim, il quale si era dimostrato disponibile per ogni bisogno del bambino. Frattanto, Ahmad era preda della vergogna, per aver ceduto alle torture. Spesso, la notte, urlava farneticazioni. Una di queste notti, era nella piazza d'armi a chiamare il nome di Umar, e Altaïr assistette alla scena dalla finestra della sua camera. Assieme ad Ahmad vi era anche suo figlio Abbas, che a quei tempi, Altaïr lo conosceva appena.

La notte seguente Ahmad entrò nella stanza di Altaïr e davanti a quest'ultimo si sgozzò, siccome non riusciva più a sopportare la vergogna. Dopo aver assistito alla scena, Altaïr corse da Al Mualim ad informarlo.

Il giorno dopo Al Mualim disse ad Altaïr di non dire del suicidio di Ahmad nemmeno ad Abbas, piuttosto avrebbe dovuto dire che se n'era andato con il favore delle tenebre. E il giorno seguente Al Mualim annunciò che Altaïr e Abbas sarebbero diventati novizi ed avrebbero convissuto assieme come dei fratelli in un nuovo alloggio. La notte Altaïr faceva spesso incubi nei quali vi era la presenza di Ahmad. Improvvisamente Altaïr si risvegliò nel deserto dove si era accampato, prima di fare ritorno a Masyaf.

Parte seconda[]

Capitolo 16[]

Il giorno dopo Altaïr fece ritorno a Masyaf, dove Al Mualim gli diede i nomi dei suoi prossimi bersagli: Abu'l Nuquod, l'uomo più ricco di Damasco, Majd Addin, reggente di Gerusalemme e Guglielmo del Monferrato, signore di Acri.

Qualche giorno dopo, Altaïr arrivò ad Acri, intento ad assassinare Guglielmo del Monferrato. Quando Altaïr entò nella sede, Jabal gli diede le indicazioni su dove compiere le giuste indagini.

Capitolo 17[]

Altaïr, si recò nel quartiere della Catena, dove ascoltò una conversazione fra un soldato e un frate. Il soldato consegnò una lettera al frate prima che i due si dividessero. Altaïr riuscì a sotrarre la lettera al frate e la lesse. Anche in essa si accennava nuovamente ad un tesoro sottratto. In un altra zona della città, Altaïr notò un uomo che cercava di incitare la folla a ribellarsi contro Guglielmo. Tuttavia, nessuno gli dava ascolto.

Ora che aveva guadagnato le informazioni che gli servivano, Altaïr fece ritorno alla sede. Li, Jabal decise di dargli l'autorizzazione di assassinare Guglielmo.

Capitolo 18[]

Altaïr tornò alla cittadella di Acri, dove la folla si era radunata per vedere Riccardo Cuor di Leone, che si trovava ad Acri. Quando Riccardo e Guglielmo uscirono al di fuori della cittadella, Altaïr notò che il Re stava rimproverando Guglielmo per l'esecuzione di alcuni saraceni che avrebbero dovuto essere consegnati al nemico in cambio dei crociati fatti prigionieri. Dopo un severo rimprovero, il Re se ne andò lasciando li Guglielmo, che rientrò furioso nella cittadella intento a rimproverare i suoi uomini. Approfittando della distrazione delle guardie, Altaïr entrò nella cittadella, raggiungiendo Guglielmo, che oltre ad aver rimpoverato severamente i suoi uomini, ne aveva anche fatti eseguire altri due per essersi ubriacati e aver frequentato prostitute mentre si trovavano in servizio. Terminato il rimprovero, i soldati tornarono ai loro compiti e Guglielmo rimase solo nel cortile. Altaïr, approfittando della solitudine del suo bersaglio, gli piombò sopra, trafiggendolo con la lama celata. Morente, Guglielmo rese chiaro che non era intenzionato a consegnare Acri a suo figlio Corrado. Affermò quindi la nobiltà delle opere da lui compiute, dicendo di agire per preparare gli uomini al Nuovo Mondo. Dette le sue ultime parole morì e Altaïr fuggì dalla cittadella.

Capitolo 19[]

Tornato a Masyaf, Altaïr espose ad Al Mualim i suoi sospetti a riguardo di un probabile legame fra i bresagli che gli erano stati assegnati. Il Mentore però, diede solo risposte criptiche.

Altaïr fu rispedito a Damasco, dove lo attendeva Abu'l Nuqoud, il suo prossimo bersaglio. Arrivato nella città, Altaïr indagò a riguardo del suo bersaglio, scoprendo che era unuomo corrotto e che aveva sottratto denaro pubblico, molto del quale era finito a Gerusalemme nei forzioeri di Guglielmo del Monferrato. Motivi per cui era odiato dalla popolazione locale. Quella sera stessa, Nuqoud avrebbe lasciato i suoi alloggi per prendere parte a una festa.

Capitolo 20[]

Altaïr entrò nel cortile del palazzo, dove i numerosi ospiti si erano già radunati. Poco dopo, Abu'l uscì sul terrazzo dove tenne un discorso. Durante tale discorso, Abu'l rese chiaro il suo dissenso nei confronti dell'attuale crociata. Aggiungendo in fine di essersi votato ad un altra causa che "avrebbe dato vita ad un Nuovo Mondo". Al termine del suo discorso, alcuni degli ospiti iniziarono ad agonizzare e Altaïr capì che le bevande erano state avvelenate dallo stesso Abu'l. In fine, il mercante diede agli arcieri l'ordine di uccidere chiunque avesse tentato la fuga. L'Assassino, raggiunse velocemente la postazione di Nuqoud trafiggendolo con la lama celata. Negli ultimi attimi di vita, il mercante fece capire ad Altaïr che non aveva mai sostenuto la causa di Saladino, ma quella di altri uomini, senza rivelare di chi si trattasse. Quando Abu'l morì, l'Asssassino prese la strada per Masyaf, deciso più che mai a farsi chiarire le idee da Al Mualim.

Capitolo 21[]

Altaïr giunse nello studio di Al Mualim, dal quale pretese delle risposte riguardo i suoi bersagli. Inizialmente, Al Mualim esitò, minacciando Altaïr di ucciderlo, ma alla fine si convinse a parlare. Il Mentore rivelò che i bersagli erano tutti Templari legati da un giuramento di sangue. Dopo questa rivelazione, Altaïr si rese conto dell'influenza che Roberto di Sable e i suoi uomini avevano sulle popolazioni. In fine si preparò per raggiungere Gerusalemme, dove si trovava il prossimo Templare da assassinare, Majid Addin.

Capitolo 22[]

Altaïr aveva assassinato Majid Addin causando grande confusione nella piazza di esecuzione in cui si trovava. All'Assassino tornarono in mente gli eventi da quando era entrato nella sede locale: Malik lo aveva accolto con meno ostilità. Ed Altaïr gli espose quanto appreso a riguardo del bersaglio. Majid Addin avrebbe tenuto un esecuzione pubblica poco lontano dalla sede. Prima di consegnare la piuma ad Altaïr, Malik lo informò che uno dei condannati a morte era un Assassino, quindi avrebbe dovuto assassinare il bersaglio prima che uccidesse il confratello.

Capitolo 23[]

Altaïr, giunse nei pressi del Muro del Pianto, dove Majid Addin stava tenendo l'esecuzione. Assieme all'Assassino, Majid Addin aveva messo a morte anche una donna e due uomini. Questi furono uccisi, ma prima che il Templare potesse uccidere anche l'Assassino, Altaïr gli sì lanciò contro, trafiggendolo con la lama celata. Negli ultimi attimi di vita, Majid Addin ammise di aver ucciso quegli uomini per puro piacere personale e anche lui fece cenno ad una Confraternita. Ora che il bersaglio era morto, Altaïr si diede alla fuga, mentre gli uomini di Malik liberarono l'Assassino legato al palo.

Capitolo 24[]

Altaïr fece ritorno a Masyaf, dove Al Mualim gli mostrò il tesoro dei Templari, il Frutto dell'Eden. Si trattava di una piccola sfera in grado di compiere opere straordinarie. Il Mentore spiegò che buona parte degli eventi miracolosi avvenuti nel mondo erano causa proprio del Frutto dell'Eden, chiamato La Mela. Quindi, Altaïr capì che i Templari utilizzavano il potere della Mela per soggiogare le popolazioni, esattamente come gli uomini di Garniero. In seguito, ad Altaïr furono assegnati i suoi prossimi due bersagli, ovvero Sibrando e Jubair Al Hakim.

Capitolo 25[]

Ad Altaïr tornarono nuovamente alla mente i ricordi della sua amicizia con Abbas: Erano divenuti molto amici durante i periodi trascorsi insieme, tuttavia la nostalgia del padre aveva reso Abbas molto chiuso. Per questo motivo, Altaïr decise di confessargli cosa era successo realmente al padre, e Abbas ebbe una reazione che Altaïr non si aspettava, ovvero il silenzio.

Capitolo 26[]

Ora: Altaïr si trovava a Damasco, nella madrasa di Al-Kallāsah, dove Jubair Al Hakim, stava mettendo al rogo alcuni libri, intenzionato a fare la stessa cosa con ogni testo scritto presente in città ritenendoli pericolosi, arrivando addirittura ad uccidere chi aveva da controbattere. In seguito mandò dei suoi uomini in giro per la città a bruciare il resto dei libri e quando fu solo Altaïr gli piombò addosso, trafiggendolo con la lama celata. Nei suoi ultimi momenti di vita, il Templare si giustificò dicendo che il compito svolto dagli Assassini non era differente da ciò che stava compiendo lui. Infatti, riteneva che non vi era differenza fra bruciare libri e assassinare persone, dato che in entrambe i casi si trattava di eliminare degli elementi con cui si era in dissenso. In fine mori.

Altaïr, con il rango ripristinato, tornò a Masyaf dove finalmente capì il significato del Credo degli Assassini.

Capitolo 27[]

Altaïr giunse ad Acri in cui si trovava Sibrado, il suo prossimo bersaglio. Dopo aver svolto le indagini, Altaïr fece visita alla sede dove espose a Jabal quanto aveva appreso: Sibrando, da poco nominato capo dei Cavalieri Teutonici aveva sequestrato delle navi al fine di utilizzarle per costituire un blocco navale. Tuttavia, tale blocco non serviva a fermare gli attacchi dei saraceni ma bensì a impedire agli uomini di Re Riccardo di ricevere approvvigionamenti. Oltretutto, stava organizzando di fuggire dalla città per paura di essere ucciso dagli Assassini. Dopo aver ottenuto il permesso, Altaïr si reco al porto dove vide Sibrando uccidere un prete per timore che fosse un Assassino. Subito dopo, Sibrando si diresse sulla sua nave, dove venne raggiunto da Altaïr che lo trafisse con la lama celata. Morente, Sibrando ammise di aver ordinato il blocco navale per impedire ai Regni di mandare rinforzi una volta conquistata la Terra Santa da parte dei Templari. In seguito mori.

Al suo ritorno a Masyaf, Al Mualim spiegò che le intenzioni dei Templari erano in realtà pacifiche, tuttavia per arrvare alla pace ambivano all'imposizione di essa, privando ogni uomo del proprio libero arbitrio. Era per questo che dovevano essere fermati. Apprese queste cose, Altaïr si preparò a raggiungere Gerusalemme, dove avrebbe assassinato Roberto di Sable, l'ultimo dei nove bersagli. Mentre si accingeva a lasciare Masyaf, Altaïr vide Abbas seduto su un muricciolo.

Capitolo 28[]

Vedendo Abbas, ad Altaïr tornardono nuovamente alla mente i ricordi dell'infanzia passata con lui: Il giorno dopo che Altaïr gli aveva rivelato la verita su Ahmad, Abbas non rivolse neanche una parola al confratello, almeno fino all'addestramento di scherma, quando chiese all'istruttore Labib, di utilizzare spade vere nello scontro con Altaïr. Labib accettò, ma durante lo scontro Abbas attaccò Altaïr con molta furia, arrabbiato per quanto aveva saputo in merito al padre. Quando Altaïr fu sconfitto, Abbas lo accusò di aver mentito in merito ad Ahmad, constringendolo a confessare, puntandogli la spada alla gola. Nonostante l'intervento di Al Mualim, Abbas non lasciò Altaïr finchè quest'ultimo non ammise di aver mentito, per placare la rabbia del confratello. In seguito, Altaïr e Abbas passarono un mese nella galera di Masyaf come punizione e, al loro rilascio, ripresero il loro tirocinio. Mentre ad Abbas furono prolungati di un anno gli addestramenti, Altaïr venne proclamato Assassino.

Quando tempo dopo la cittadella venne invasa, Altaïr riuscì a salvare la vita ad Al Mualim venendo elevato a Maestro Assassino.

Capitolo 29[]

Ora, Altaïr si trovava a Gerusalemme dove Roberto di Sable doveva rendere omaggio a Majid Addin, presenziando il suo funerale, in modo da poter dare un esempio di pace fra cristiani e musulmani. Prima di iniziare la missione, Altaïr si scusò con Malik per i danni che gli aveva causato. Malik, decise di non accettare le scuse del confratello, siccome riteneva di trovarsi davanti ad un nuovo Altaïr, senza motivazioni per scusarsi, e oltretutto ammise di essere stato troppo invidioso e incauto. In seguito, Altaïr si diresse al cimitero, dove si stava tenendo il funerale dell'ex reggente di Gerusalemme. Tuttavia, Roberto e i suoi uomini sapevano delle intenzioni di Altaïr, quindi gli tesero una trappola durante il funerale. Però, Altaïr riuscì a sconfiggere gli uomini di Roberto e quando si trovò solo con il suo bersaglio, gli tolse l'elmo, scoprendo che si trattava in realtà di una donna che aveva preso le parti del Gran Maestro. Essa rivelò che Roberto era in viaggio per Arsuf a chiedere un alleanza fra saraceni e crociati contro gli Assassini. Altaïr, decise di risparmiare la donna, e dopo aver informato Malik di quanto accaduto, partì per Arsuf intenzionato a porre fine alla vita di Roberto.

Capitolo 30[]

Altaïr giunse ad Arsuf, dove si stava tenendo una brutale battaglia fra gli eserciti crociati e saraceni. Attraversando il campo di battaglia, Altaïr giunse all'accampamento di re Riccardo dove riuscì a parlarci e rivelargli del tradimento di Roberto di Sable. Tuttavia, Roberto intervenne, cercando di smentire le parole dell'Assassino. Non sapendo a chi dare retta, Riccardo decise di far duellare i due uomini, sostenendo che Dio avrebbe fatto uscire vincitore colui che seguiva una giusta causa. Così iniziò uno scontro fra il Gran Maestro e l'Assassino, uno scontro che vide Altaïr uscire vincitore.

Capitolo 31[]

Ormai morente, di Sable rivelò ad Altaïr il nome di un decimo uomo che custodiva il segreto del tesoro, riferendosi ad Al Mualim, morendo in seguito. Dopo aver ricevuto le congratulazioni da parte di re Riccardo, l'Assassino si diresse a Masyaf, intento a chiarire ogni dubbio fra lui e Al Mualim.

Capitolo 32[]

Tornato a Masyaf, Altaïr notò che la città era quasi deserta. L'unico uomo presente nella piazza si rivolse a lui blaterando farneticazioni. A quel punto Altaïr si rese conto che Al Mualim lo aveva tradito per tutto questo tempo, quindi si fece strada per la cittadella intenzionato a raggiungere la fortezza. Tuttavia, ad attenderlo fuori della fortezza vi era un gruppo di Assassini soggiogati che attaccarono Altaïr, ma grazie alle sue abilità riuscì a batterli seza spargere sangue. Fortunatamente, arrivarono anche Malik, Jabal e altri due Assassini, che ancora non erano stati soggiogati. Malik, informò Altaïr di aver trovato il diario di di Sable, nel quale vi era annotato di un tradimento che Al Mualim aveva commesso tempo prima nei confronti dei Templari. Quindi, mentre Malik, Jabal e gli altri Assassini si recavano a distrarre gli Assassini soggiogati, Altaïr si recò nella fortezza, dentro alla quale, Al Mualim aveva radunato tutti gli abitanti di Masyaf. Una volta dentro, Altaïr si diresse verso il cortile.

Capitolo 33[]

Entrato nel cortile, Altaïr si ritrovò bloccato da una forte energia generata proprio dalla Mela dell'Eden di Al Mualim, il quale si manifestò davanti all'Assassino. Dopo un breve dialogo, Al Mualim ricreò le copie dei nove bersagli assassinati da Altaïr e gli scagliò contro di esso. Tuttavia, grazie alle sue abilità di guerriero, Altaïr  riuscì a batterli nuovamente, ritrovandosi ancora solo con Al Mualim. L'ex Mentore, fece si che si materializzarono delle sue copie, in modo da rendere ancora più difficile lo scontro, ma anche in questo caso, Altaïr si rivelò abile a sconfiggere le copie di Al Mualim, lasciandolo ancora solo con lui. Rimasti soli, Al Mualim rivelò di aver provato anche a controllare Altaïr, ma lui era involontariamente riuscito a resistere al potere della Mela. Dopo questa rivelazione, i due iniziarono a duellare, e Altaïr riuscì finalmente a trafiggere il suo ex Mentore. Si avvicinò alla Mela, ed essa le mostrò una mappa olograficha del mondo intero, l'incantesimo che aveva colpito Masyaf svanì, e Al Mualim morì.

Differenze con il videogioco[]

  • Altaïr ha assassinato Guglielmo del Monferrato prima di Abu'l Nuqoud; e allo stesso modo Jubair al Hakim prima di Sibrando. Nel gioco, l'ordine sequenziato è invertito.
  • Durante il tentativo di assassinare Roberto di Sable al funerale di Majd Addin, Altaïr si rese conto che c'era qualcosa che non andava e ha combattuto per sapere chi era, mentre, in Assassin Creed, fu scioccato di scoprire l'impostore. Nonostante questo, va notato che nel libro Altaïr era ancora sorpreso di scoprire che era una donna.
  • Nel romanzo, dopo essere stato retrocesso al grado di novizio, Altaïr iniziò la sua ricerca di redenzione da subito, andando a Damasco per uccidere Tamir.
  • Altaïr non interagisce con gli informatori durante le sue indagini.
  • Nel romanzo, Altair aveva ancora l'anulare sinistro per il meccanismo della lama celata.
  • Altaïr ha assassinato subito Jubair; nel gioco ha dovuto localizzarlo tra i suoi seguaci con l'occhio dell'aquila.
  • Non è stata fatta nessuna menzione riguardo Altaïr e al suo accrescimento dei ranghi durante le sue missioni.
  • Nel romanzo, quando Altaïr viene attaccato dagli Assassini soggiogati da Al Mualim, in suo aiuto arrivano Malik e Jabal e altri Assassini, a differenza di Assassin's Creed dove arriva solo Malik e altri Assassini, e di Jabal non c'è presenza.

Galleria[]

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