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Gli Assassini russi sono il ramo dell'Ordine degli Assassini operante in Russia. Il ramo venne fondato agli inizi del XV secolo da una squadra di Assassini italiani; il ramo iniziò le sue prime operazioni all'interno dell'emergente impero russo. A partire dal XIX secolo gli Assassini russi iniziarono ad essere conosciuti come Narodnaya Volya, veduta dal popolo come un organizzazione terroristica.

Tra i più famosi Assassini russi di questo periodo vi fu Nikolai Orelov, partecipe alla Rivoluzione russa ed unico sopravvissuto dell'esplosione di Tunguska. In particolare la sua ricerca del Bastone dell'Eden in possesso dello zar Alessandro III condizionò molto il futuro del ramo russo.

Nei tempi moderni, il ramo russo venne quasi decimato a causa della Grande Purga, i restanti membri si insediarono in un laboratorio dell'Ordine a Protvino, l'ultima Città delle Scienze Assassine. Tuttavia impazzirono ben presto per via dell'effetto osmosi, causatogli dall'eccessiva esposizione ad un Animus creato da una loro consorella. L'unica a rimanere inerme fu Galina Voronina, che con l'aiuto del team di Gavin Banks sterminò i suoi compagni impazziti e ricostruì il ramo russo.

Storia

Rinascimento

Il ramo russo dell'Ordine degli Assassini venne fondato nel XV secolo, da alcuni membri della confraternita italiana, la quale mirava a spiare l'attività del potente impero della Russia zarista. Inviarono molti adepti alle corte dello zar Ivan III, tra i quali Ridolfo Fioravanti e Pietro Antonio Solari, due Assassini che vennero incaricati di restaurare il Cremlino di Mosca. I due inviavano segretamente informazioni al quartier generale di Roma.[1]

Nel 1493 vennero scoperti e lo zar ordinò l'uccisione di entrambi gli architetti; Fioravanti riuscì inizialmente a sopravvivere, venendo però accusato dell'omicidio del suo compagno. Per celare ad Ivan l'esistenza della confraternita decise di consegnarsi all'esercito russo. Gli Assassini italiani scoprirono il destino delle due spie solo dieci anni dopo, quando il Mentore Ezio Auditore da Firenze inviò una squadra ad investigare sulle loro morti.[1][2]

Infiltrandosi all'interno del Cremlino, la squadra scoprì diversi indizi, i quali li portarono alla convinzione che Ridolfo fosse ancora vivo. Grazie ad ulteriori indagini, riuscirono a rintracciarlo nel suo nascondiglio ed a portarlo a Roma sano e salvo. Lì rivelò che lo zar sospettava di una loro affiliazione estera e credeva di essere prossimo allo scoprire di un complotto. Grazie all'aiuto degli ultimi confratelli russi rimasti a Mosca, gli Assassini italiani riuscirono a far credere che Ridolfo e Solari erano legati alla setta dei Strigolniki, in modo che Ivan non approfondisse le sue ricerche.[2]

La Narodnaya Volya

Nel tardo XIX secolo, gli Assassini russi iniziarono ad essere conosciuti con il nome di Narodnaya Volya, un'ala del partito bolscevico che venne subito associata al terrorismo. Operando sotto copertura il ramo russo tentò di abbattere il regime zarista governato da Alessandro II, un alleato dei Templari. Progettarono diversi attentati, che diedero i loro risultati definitivi nel 13 marzo 1881, quando lo zar morì ucciso durante un bombardamento. Al trono succedette suo figlio Alessandro III, che rafforzò ulteriormente l'alleanza tra il casato dei Romanov ed i Templari. Nel 1887, lo zar condannò a morte molti Assassini, tra cui Aleksandr Ilic Ulianov, fratello del rivoluzionario bolscevico Vladimir Lenin.[3]

Nikolai lotta con Alessandro III

Una fase della lotta con lo Zar.

L'anno successivo il Mentore russo affidò l'assassinio di Alessandro al Maestro Assassino Nikolai Orelov. Quest'ultimo iniziò ad ideare un piano, progettando di uccidere lo zar a bordo del treno imperiale durante il suo viaggio a San Pietroburgo. Orelov partì dunque per la Crimea e una volta salito sul treno si recò nella carrozza reale, che tuttavia era priva della presenza di Alessandro.[3]

Lo zar riuscì infatti a tendere una trappola a Nikolai, colpendolo alle spalle; da lì uno scontro tra i due che vide l'Assassino sopraffatto. Durante lo scontro il treno deragliò dai binari, capovolgendosi. Lo scontro riprese tra i detriti del treno ormai distrutto, tra i quali, lo zar recuperò il suo scettro imperiale che come sospettato dalla confraternita era un Frutto dell'Eden. Nikolai venne nuovamente sconfitto, ma lo zar lo risparmiò, poiché la sua famiglia sarebbe stata testimone del suo omicidio. Tornato a Mosca, Orelov dichiarò il fallimento della missione.[3]

Evento di Tunguska

Un ventennio dopo, gli Assassini russi incaricarono nuovamente Nikolai Orelov di compiere ricerche in merito al Bastone dell'Eden visto durante la missione in Crimea. Difatti poco dopo la caduta di Alessandro III nel 1894, il manufatto andò misteriosamente perduto. Dunque Orelov ed un altro gruppo di Assassini catturarono un Templare di nome Dolinsky, il quale sotto feroci torture rivelò che i suoi confratelli lo tenevano in una loro sede a Tunguska, per sottoporlo a degli esperimenti.[3]

Esplosione di Tunguska

L'esplosione di Tunguska.

Mentre programmavano un assalto alla sede, gli Assassini contattarono Nikola Tesla, chiedendogli di sovraccaricare il sistema elettrico della centrale per distruggerla. Lo scienziato accettò la loro proposta, iniziando a programmare un'arma adatta allo scopo.[3]

Gli Assassini assaltarono la centrale siberiana nel 1908, uccidendo tutti i Templari all'interno. Nikolai di raggiunse la cima dell'impianto, dove il Bastone dell'Eden era sottoposto a scariche elettriche per attivarlo. Ma nello stesso tempo in cui Nikolai raggiunse il manufatto, Nikola Tesla attivò la sua arma, facendo esplodere l'intera struttura segreta. Nikolai fu l'unico sopravvissuto.[3]

Rivoluzione Russa

Nel 1917, il partito bolscevico approfittò dell'indebolimento dell'aristocrazia zarista per abbattere definitivamente l'impero. Gli Assassini in particolare, costrinsero lo zar Nicola II ad abdicare formalmente. Vladimir Lenin chiese infine a Nikolai Orelov di assassinare definitivamente lo zar. Ma invece di fare quanto richiesto, l'Assassino chiese semplicemente informazioni sul Bastone dell'Eden, per continuare la sua ricerca, ormai divenuta una questione personale. I bolscevichi presero ben presto il potere, affiancati dagli Assassini. Ma l'instabile situazione della Russia, provocò il crollo di tale regime e con esso la maggior pare delle operazioni attuate dagli Assassini russi.[3]

Città della Scienza degli Assassini

I ricercatori Assassini del laboratorio di Protvino.

Le perdite vennero compensate a Protvino, una città delle Scienze Assassine in cui possedevano molti laboratori. Collaborarono con l'Accademia delle Scienze di San Pietroburgo e Sergey Fedorovich Oldenburg, un eminente etnografo e attivista nel Partito dei Cadetti con lo scopo di sviluppare diversi esperimenti di genetica, scienza e istruzione.[4]

I loro rapporti con l'accademia vennero interrotti nel 1928, quando il Templare Yuri Petrovich Figatner la trasformò in una organizzazione del partito di Joseph Stalin, un suo confratello. L'evento comportò la perdita di molti finanziamenti per le loro ricerche, oltre all'inizio di una larga operazione di sterminio. Nascosero il loro Mentore in un luogo isolato; quest'ultimo incaricò il ricercatore di Protvino Sergei di trovare Nikolai Orelov in America e reclamare le informazioni ottenute durante l'evento di Tunguska. Di lui, però, non si ebbero più notizie. Inviarono anche un'altra squadra a rintracciare l'Assassino rinnegato, ma anche nessun membro di questa fece ritorno.[4]

Tempi moderni

Gli Assassini russi continuarono ad operare a Protvino anche nei tempi moderni, sfruttando alcuni animali rubati dallo zoo di Mosca come cavie per i loro esperimenti. Tuttavia, restavano ben pochi membri, poiché la maggior parte venne uccisa dopo l'insediamento di una sede delle Abstergo Industries, una multinazionale farmaceutica gestita dai Templari. Nel 1977 un loro membro ottenne da William Miles, un Assassino americano, dei progetti rubati dall'Abstergo. Tali progetti contenevano gli schemi di una macchina chiamata Animus, che secondo i Templari avrebbe potuto far rivivere a chiunque i ricordi dei propri antenati in tre dimensioni, mostrando la storia come realmente avvenuta.[4]

Scienza post Sovietica

L'Animus degli Assassini al laboratorio di Protvino.

Tornata al laboratorio, l'Assassina in possesso dei progetti costruì la macchina con quanto aveva a disposizione. Dopo la Grande Purga costrinse tutti i superstiti della cellula russa ad entrarvi come cavie, anche le sue due gemelle. Ma a causa della troppa esposizione all'Animus, lei e tutti i membri del ramo russo impazzirono a causa dell'effetto osmosi. Solo sua figlia, Galina Voronina, rimase immune.[4]

Questa contattò il team di confratelli capeggiato da Gavin Banks, con i quali sterminò definitivamente il ramo russo, uccidendo anche sua madre e sua sorella. Rimasta l'ultima Assassina del ramo russo, Galina entrò nell'equipaggio dell'Altair II, mentre gli altri rami si adoperarono per ricostruire gli Assassini russi.[4]

Note

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