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La battaglia di Arsuf impegnò il 6 settembre 1191 le forze ayyubidi del sultano Saladino e quelle crociate del re di Inghilterra Riccardo Cuor di Leone.

Storia[]

Il nono Templare[]

Poco dopo il funerale di Majd Addin, l'Assassino Altaïr Ibn-La'Ahad andò ad informare il suo confratello e rafiq della gilda di Gerusalemme, Malik Al-Sayf, di tutto ciò che gli era accaduto. Arrivato, Malik affermò di aver sentito alcune voci su quanto fosse successo al funerale, ma chiese ad Altaïr ulteriori chiarimenti. Altaïr lo informò che l'esca di Roberto di Sable gli disse che quest'ultimo era in viaggio ad Arsuf per perorare la sua causa a Riccardo I d'Inghilterra e Saladino contro gli Assassini. Inoltre, gli otto bersagli che Altaïr assassinò erano uomini di certa rilevanza per entrambi gli eserciti.

Malik fu dell'opinione d'informare prima il loro Mentore, Al Mualim, ma Altaïr rifiutò. Infatti, il vantaggio di Roberto su Altaïr era ampio che sarebbe riuscito nella sua impresa prima che l'Assassino potesse informare il suo superiore. Malik, seppur con riluttanza, concordò con Altaïr, il quale lasciò Gerusalemme e cavalcò a cavallo per il Regno per raggiungere Arsuf.

Arsuf[]

Altaïr arrivò ad Arsuf, dove cavalcò fino ad una altura, dove vide dall'alto l'esercito crociato marciare. Continuando il viaggio, Altaïr dovette abbandonare il cavallo, ma continuò a piedi. Lungo il sentiero, Altaïr vide crociati o saraceni che passavano, ma poco dopo s'imbatté in un'imboscata di arcieri saraceni che scoccavano frecce contro i crociati. Eliminati i soldati, Altaïr continuò il sentiero incontrando altri soldati che eliminò. Inizialmente furono saraceni, ma più avanti incontrò i crociati. Alla fine, Altaïr raggiunse l'accampamento di Riccardo, che stava discutendo con i suoi consiglieri della battaglia.

Roberto di Sable[]

Entrato nell'accampamento, Altaïr venne circondato immediatamente dai soldati e scortato da Riccardo circondato dai suoi consiglieri. Riccardo ipotizzò che l'Assassino potesse essere un messaggero di Saladino portatore della sua resa oppure pagato per uccidere lui stesso. Altaïr, invece, spiegò che la sua venuta era soltanto per assassinare Roberto di Sable e non lui. Riccardo, comunque, rispose che Roberto era un suo uomo fidato e lo sosteneva nella sua guerra contro gli Assassini, dato che quest'ultimi furono i responsabili della morte di Garniero di Naplusa, Guglielmo del Monferrato e Sibrando.

Altaïr si difese affermando che le sue azioni erano per una giusta causa e che i suoi bersagli avrebbero tradito la causa dei crociati, in quanto fedeli solamente in quella Templare.

Riccardo prese in considerazione le parole dell'Assassino e diede la parole a Roberto. Ovviamente, costui respinse ogni affermazione dell'Assassino, anzi sostenne che l'Assassino cercava di difendere Masyaf dall'attacco combinato dei crociati e dei saraceni. Altaïr rispose che non aveva motivo di ingannarli e se fosse necessario un suo sacrificio per la pace in Terra Santa, l'avrebbe accettato. Tuttavia, Riccardo non seppe a chi credere, quindi, decise che Dio sarebbe stato il giudice decretando il vincitore al duello tra Altaïr e Roberto.

La verità[]

Il duello cominciò con Altaïr che dovette fronteggiare i soldati Templari prima di poter combattere contro Roberto di Sable, ma riuscì ad ucciderli tutti. Roberto, quindi, entrò nel duello, tuttavia nonostante la sua grande abilità da spadaccino venne comunque sconfitto dall'Assassino, il quale dimostrò una più alta abilità nel combattimento corpo a corpo.

Poco prima di morire, il Gran Maestro dei Templari rivelò la verità ad Altaïr su Al Mualim e ironizzò che lui e i suoi fratelli l'avevano aiutato a vedere oltre le illusioni della realtà, a rafforzare la sua mente e la sua volontà verso la Mela dell'Eden nonostante fossero suoi nemici. Dopo che Roberto esalasse l'ultimo respiro, Altaïr tenne una breve conversazione con Riccardo, il quale affermò che Dio aveva assistito nel duello l'Assassino. Altaïr, invece, affermò di esser stato solamente più abile, ma Riccardo ribatté che anche se non avesse creduto in Dio, Dio avrebbe creduto in lui. Inoltre, il re era stupito di ciò che aveva affrontato l'Assassino per uccidere un solo uomo. Finita la conversazione Altaïr si congedò da Riccardo per affrontare il suo Mentore, Al Mualim, sul suo tradimento verso gli Assassini.

Lo scontro[]

Dopo la riconquista di San Giovanni d'Acri nel 1191 Riccardo cercò di marciare lungo la costa in agosto diretto verso Giaffa e il suo porto, prima di tentare la riconquista di Gerusalemme.

Con lo scopo di prevenire la presa di Giaffa da parte dei Crociati, Saladino attese l'esercito nemico ad Arsuf, a nord di Giaffa, per bloccare loro il passaggio. Lo schieramento musulmano, sebbene superiore numericamente e più fresco, era dotato soprattutto di armamenti leggeri, in particolar modo la cavalleria di Saladino. Al contrario i cavalieri crociati montavano cavalcature massicce e robuste, e portavano armamenti pesanti. Lo schieramento crociato si dispose in file serrate, ponendo la cavalleria al centro, insieme agli arcieri inglesi, mentre gli Ospitalieri si posero sul fianco sinistro e i Templari sul fianco destro di lato al mare. All'interno dello schieramento crociato c'erano anche i soldati francesi, gran parte dei quali erano stati lasciati in Terrasanta da Filippo II di Francia dopo la sua partenza al comando di Ugo III di Borgogna, insieme ad altri nobili normanni, fiamminghi e bretoni, tra i quali Guido di Lusignano, Enrico II di Champagne, Andrè de Chauvigny, Roberto di Beaumont e Huber Walter, arcivescovo di Canterbury.

Iniziata subito dopo le nove del mattino, la battaglia si aprì con una carica della fanteria egiziana e beduina di Saladino che scagliò una serie di lance e giavellotti contro lo schieramento serrato dei crociati. Questo ebbe l'effetto di scompaginare le file dei fanti crociati, ma non sortì alcun effetto sulla cavalleria pesantemente armata. Dopo questo primo attacco la fanteria musulmana si aprì per lasciare spazio alla cavalleria che caricò a ondate con spade e asce contro le file cristiane. A fronteggiare l'attacco fu soprattutto l'ala sinistra degli Ospitalieri, i quali, pur subendo gravi perdite, non cedettero, aiutati anche dagli arcieri inglesi che fecero molte vittime tra i cavalieri turchi armati solo di corazze leggere.

Nonostante i ripetuti inviti di attaccare da parte dei suoi comandanti, Riccardo continuava a tenere serrato lo schieramento, tuttavia, come vuole la cronaca, due cavalieri templari si staccarono dalle file iniziando la carica, seguiti subito dopo dagli altri Templari, che a loro volta vennero seguiti dal resto della cavalleria cristiana. Vedendo che non era più possibile ritardare oltre, Riccardo si pose al comando della carica e spezzò le file dei musulmani, stanchi dall'attacco sferrato senza esito.

Conseguenze[]

La battaglia durò solo pochi minuti e l'esercito musulmano fu messo in rotta e costretto alla fuga. Sebbene Saladino non avesse subito pesanti perdite e fosse riuscito a riorganizzare il suo esercito subito dopo, le conseguenze psicologiche per il morale dei crociati furono enormi, poiché questo era il primo vero e proprio scontro diretto contro l'invincibile Saladino dopo il disastroso massacro di Hattin del 1187.

A seguito della battaglia Riccardo e il suo esercito raggiunsero Giaffa conquistandola il 10 settembre, ricostruendone le mura e fornendo un porto sicuro per i rifornimenti cristiani pronto per marciare verso Gerusalemme, che però non riuscì mai ad espugnare.

Fonti[]

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