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"Si dovrebbe sempre avere la libertà di scegliere."
―Caterina Sforza ad Ezio Auditore[src]

Caterina Sforza (1463 - 28 maggio 1509) è stata la contessa di Forlì e di Imola. Figlia di Galeazzo Maria Sforza, duca di Milano, sposò uno dei nipoti di papa Sisto IV, Girolamo Riario, a soli dieci anni di età, e consumarono il matrimonio a quattordici.

Come contessa di Forlì, divenne un potente alleato dell'Ordine degli Assassini e conobbe l'Assassino Ezio Auditore da Firenze dopo che suo marito Girolamo la abbandonò su uno scoglio in mezzo alla laguna della Romagna. Otto anni più tardi, Caterina commissionò ai fratelli Orsi l'uccisione del marito, dopo aver scoperto che in segreto lavorava per i Templari.

Dopo essersi offerta di aiutare gli Assassini custodendo a Forlì la Mela dell'Eden che avevano conquistato, nel 1488, Caterina, Ezio e Niccolò Machiavelli trovarono la città occupata dalle truppe dei fratelli Orsi, assoldati dai Templari di recuperare il manufatto e la mappa, disegnata da Girolamo Riario, indicante la posizione delle pagine del Codice ancora disperse. Aiutando le truppe di Caterina a riconquistare la città, Ezio salvò i suoi figli e assassinò i due fratelli Orsi, seppur perdendo la Mela, che fu presa da un misterioso monaco. Per ringraziarlo del suo aiuto, Caterina donò ad Ezio la mappa che indicava la posizione delle pagine del Codice che ancora gli mancavano.

Nel 1500, Caterina si recò a Monteriggioni per richiedere agli Assassini un aiuto contro le truppe di Cesare Borgia, che avevano conquistato tutta la Romagna. Tuttavia, durante la sua permanenza in città, Monteriggioni fu assediata dall'esercito di Cesare e Caterina fu catturata e portata a Roma.

Arrivata a Roma, Caterina fu rinchiusa nelle prigioni di Castel Sant'Angelo. Lì rimase meno di un giorno, poiché Ezio, dopo essersi infiltrato nel Castello per assassinare Cesare e Rodrigo Borgia, la liberò e la fece nascondere nel covo degli Assassini dell'Isola Tiberina. Poche settimane dopo, ritenendosi inutile alla causa degli Assassini senza la città di Forlì, Caterina partì per Firenze, intenzionata a trovare un modo per riprendersi le sue terre.

Biografia

Giovinezza

Figlia illegittima di Galeazzo Maria Sforza, duca di Milano, e di Lucrezia Landriani, moglie del cortigiano Gian Piero Landriani, Caterina crebbe nella raffinata corte di Milano, che nel XV secolo era ammirata da tutta Europa.[1]

Si ritiene che Caterina abbia vissuto i primi anni della sua vita con la famiglia della madre naturale. Il rapporto tra madre e figlia non fu mai interrotto: Lucrezia infatti seguì la crescita di Caterina e le fu sempre accanto nei momenti cruciali della sua vita.[1]

Solo dopo essere diventato Duca di Milano nel 1466 alla morte del padre Francesco, Galeazzo Maria Sforza fece trasferire a corte i suoi quattro figli illegittimi: Carlo, Chiara, Caterina e Alessandro. Tutti avuti da Lucrezia, vennero affidati inizialmente alla nonna Bianca Maria e, in seguito, adottati da Bona di Savoia, sposata dal Duca nel 1468.[1]

Alla corte sforzesca, Caterina e i suoi fratelli ricevettero, secondo le usanze dell'epoca, un'istruzione di stampo umanistico, costituita dallo studio della lingua latina e dalla lettura delle opere classiche. Caterina, in particolare, apprese dalla nonna paterna i capisaldi delle doti che dimostrerà in seguito di possedere, soprattutto la predisposizione per il governo e l'uso delle armi, con la consapevolezza di appartenere ad una stirpe di gloriosi guerrieri.[1]

Matrimonio e vita a Roma

Nel 1473 fu organizzato il matrimonio di Caterina con Girolamo Riario, figlio di Paolo Riario e di Bianca della Rovere, sorella di papa Sisto IV. Questo aveva procurato a Girolamo la signoria di Imola, già città sforzesca, nella quale Caterina entrò solennemente nel 1477. Dopodiché raggiunse il marito a Roma, dove egli, originario di Savona, viveva già da diversi anni al servizio del papa, suo zio.[1]

Mentre Girolamo si occupava della politica, Caterina si inserì rapidamente nella vita dell'aristocrazia romana, fatta di balli, pranzi e battute di caccia, alle quali partecipavano artisti, filosofi, poeti e musicisti provenienti da tutta Europa. Era ammirata come donna fra le più belle ed eleganti e lodata affettuosamente dall'intera cerchia sociale, compreso il papa, trasformandosi presto da semplice fanciulla adolescente a ricercata intermediaria fra la corte di Roma e quelle di tutta Italia.[1]

A Girolamo, dopo la prematura morte del fratello, il cardinale Pietro Riario, Sisto IV, riservò una posizione di primo piano nella sua politica espansionistica. Nel 1480, infatti, per aumentare il potere del papato in Romagna, assegnò al nipote la signoria, rimasta vacante, di Forlì, dove però non si trasferì, preferendo restare a Roma. In questo periodo i coniugi Riario ospitarono spesso il cardinale Rodrigo Borgia,[1] che probabilmente in questo periodo convinse Girolamo ad unirsi ai Templari.[2]

Incontro con Ezio Auditore

Tutti a bordo 4

Ezio aiuta Caterina a salire sulla barca.

Nel 1481 Gerolamo Riario decise di recarsi a Forlì nel tentativo di guadagnarsene la lealtà. Caterina, stanca del marito, si allontanò da lui, e rimase intrappolata su un piccolo scoglio della laguna che circondava la città. Fortunatamente per lei, Ezio Auditore da Firenze la sentì urlare chiedendo aiuto e la soccorse, riportandola a terra. Come ringraziamento, Caterina gli permise di imbarcarsi per Venezia malgrado l'Assassino non avesse un lasciapassare.[3]

Mentre partivano da Forlì, Ezio disse a Leonardo che Caterina sarebbe stata la "sua prossima conquista", prima di essere rimproverato da Leonardo, che gli spiegò l'importante ruolo di Caterina. Leonardo la definì "potente e pericolosa quanto giovane e bella". Ezio semplicemente rispose che Caterina era quindi il suo "tipo di donna."[3]

Presa di Castel Sant'Angelo

Alla morte del papa, il 12 agosto 1484, a Roma si buttarono al saccheggio tutti coloro che avevano patito delle ingiustizie dai suoi collaboratori durante il suo pontificato, portando per le strade di Roma disordine e terrore.[1]

In questo momento di caos Caterina, malgrado fosse incinta di sette mesi, raggiunse a cavallo Castel Sant'Angelo per occuparla a nome del marito, che ne era il governatore. Da qui, con i soldati che le obbedivano, Caterina minacciava con le sue armi il Vaticano e poteva costringere i cardinali a patteggiare con lei. Invano tentarono di persuaderla a lasciare la fortezza, poiché la giovane nobildonna era ben decisa a consegnarla solo al nuovo papa.[1]

Intanto i cardinali giunti in città non vollero assistere alle esequie di Sisto IV e si rifiutarono anche di entrare in conclave, per timore di trovarsi sotto il fuoco delle artiglierie di Caterina. La situazione era difficile, poiché soltanto l'elezione del nuovo papa avrebbe posto fine alla violenza che imperversava in città.[1]

Girolamo nel frattempo si era posto con il suo esercito in una posizione strategica, ma non mise in atto un'azione di forza risolutiva. Il Sacro Collegio gli chiese di lasciare Roma, offrendogli in cambio la somma di ottomila ducati, il risarcimento dei danni subiti alle sue proprietà, la conferma della signoria su Imola e Forlì e la carica di Capitano Generale della Chiesa; Girolamo accettò.[1]

Quando Caterina venne informata delle decisioni prese dal marito, aumentò il contingente dei suoi soldati e si preparò alla resistenza , perché voleva che i cardinali trattassero con lei. Essi invece si recarono per una seconda volta da Girolamo, il quale riaccettò le offerte precedenti. A questo punto Caterina, dopo dodici giorni di resistenza, si arrese e, dopo essersi ricongiunta con la famiglia, lasciò Roma. Il Sacro Collegio poté così riunirsi in conclave.[1]

I coniugi dovettero abbandonare la vita politica di Roma e si trasferirono a Forlì.[1]

Vita a Forlì

Giunti a Forlì, Caterina e Girolamo appresero che era stato eletto papa Innocenzo VIII Cybo, che riconfermò la signoria di Girolamo su Imola e Forlì e la nomina di capitano generale dell'esercito pontificio, rendendolo però un incarico formale, dispensando Girolamo dalla sua presenza a Roma, privandolo di ogni effettiva funzione e anche della retribuzione. L'anno successivo Girolamo aumentò le tasse, creando un diffuso malcontento.[1]

In questo periodo, Girolamo continuò a collaborare coi Templari, aiutandoli a redigere una mappa che mostrava la posizione delle pagine del Codice di Altaïr Ibn-La'Ahad. Nello stesso tempo, Caterina entrò in contatto con l'Ordine degli Assassini.[4]

Dopo qualche anno, Caterina decise di far uccidere il marito, riteneva fosse un pessimo padre e una noia a letto, oltre ad essere un Templare. Assoldò i fratelli Orsi, Ludovico e Checco, che uccisero Girolamo nel 1488.[4]

Forlì sotto attacco

Poco dopo l'assassinio del marito, Caterina fu contattata dall'Ordine degli Assassini, che le chiese di nascondere la Mela dell'Eden all'interno della Rocca di Ravaldino, a Forlì. Caterina accettò e andò incontro a Niccolò Machiavelli ed Ezio Auditore, che arrivavano da Venezia.[4]

Mentre si dirigevano verso Forlì, Caterina informò Niccolò e Ezio che aveva assunto i fratelli Orsi per uccidere il marito. Mentre si avvicinavano alla città, furono accolti da una grande folla di cittadini in fuga. Una di loro li informò del fatto che Forlì era assediata dai fratelli Orsi. Niccolò concluse che i due fratelli stavano lavorando per Rodrigo Borgia, e che probabilmente cercavano la mappa di Girolamo che mostrava la posizione delle pagine del Codice.[4]

Il Padrino 2

Caterina Sforza discute con i fratelli Orsi.

Mentre i soldati di Caterina combattevano per la città, Ezio protesse Caterina lungo il tragitto e aprì le porte della città.[4] Raggiunta la Rocca di Ravaldino,[5] scoprirono che i fratelli Orsi avevano preso in ostaggio due dei figli di Caterina. Quando i due fratelli minacciarono di uccidere i suoi figli se non avesse consegnato loro alla Mela, Caterina sollevò la gonna, urlando "Ho i mezzi per farne altri!".[6]

Caterina chiese però all'Assassino di salvare i figli mentre lei distraeva Checco Orsi.[6] Ezio trovò i bambini e riuscì ad uccidere Ludovico Orsi,[7] ma quando tornò alla rocca scoprì che nel frattempo i Templari avevano attaccato la cittadella e si erano impossessati della Mela che Ezio aveva lasciato a Caterina.[8]

Ezio lasciò Forlì e seguì Checco Orsi, che fuggiva verso gli Appennini. L'Assassino riuscì ad uccidere l'uomo e recuperò la Mela, ma Checco, prima di morire, riuscì a pugnalare Ezio, che perse conoscenza a causa della sua ferita, mentre cercava di impedire che un monaco senza un dito prendesse la Mela.[8]

La pelle dell'Orsi 6

Caterina seduta a fianco di Ezio.

I soldati di Caterina trovarono Ezio inconscio e lo portarono al Palazzo Comunale, dove Caterina si prese cura di lui finché non riprese conoscenza. Ezio poi partì per trovare il monaco, dopo aver ricevuto da Caterina la mappa con la posizione delle pagine del Codice.[8]

Signora di Forlì

Caterina comandò la città in vece del figlio Ottaviano, troppo giovane per comandare. In questo periodo la donna dimostrò di possedere ottime capacità di governo.[1]

Caterina sposò segretamente Giacomo Feo, che nominò castellano della Rocca di Ravaldino. Giacomo fu la vittima di una congiura e fu ucciso nel 1495. La vendetta di Caterina fu notevole per la sua crudeltà, e le fece perdere la benevolenza dei suoi sudditi.[1]

Nel 1494, il re di Francia Carlo VIII, che stava marciando su Napoli, le chiese di autorizzare l'esercito francese ad attraversare le sue terre. Caterina si trovò in una delicata situazione, in quanto non volava avere problemi con lo zio Ludovico, duca di Milano, che appoggiava la spedizione, o con Rodrigo Borgia, nel frattempo diventato papa e che si opponeva alla guerra. Riuscì a superare la crisi senza inimicarsi nessuna delle due fazioni. Quattro anni dopo, le sue vittorie contro la Serenissima Repubblica di Venezia le valsero il soprannome di "Tigre di Forlì".[1]

Nel 1497 Caterina sposò Giovanni de' Medici detto il Popolano. Da questo breve matrimonio (Giovanni morì nel 1498) nacque il famoso condottiero Giovanni dalle Bande Nere, padre del primo dei Granduchi di Toscana.[1]

Assedi di Forlì e Monteriggioni

Nel 1499, il papa Alessandro VI propose a Caterina di combinare un matrimonio tra sua figlia, Lucrezia, e Ottaviano Riario, il figlio della contessa. Tuttavia Caterina rifiutò l'offerta, non solo perché si era alleata con gli Assassini, ma anche perché immaginava che Rodrigo volesse controllare le aree di Forlì e di Imola. Pare che la contessa rispose con una lettera contenente i germi della peste, nella quale adduceva come motivazione del suo rifiuto le morti premature dei precedenti mariti di Lucrezia. Rodrigo approfittò dell'accaduto per ordinare al figlio Cesare, che stava conquistando la Romagna, di marciare su Forlì.[1][9]

Riunificazione 1

Caterina propone ad Ezio l'alleanza.

Il 25 dicembre 1499, Caterina fuggì dalla città con un drappello di soldati e si diresse a Monteriggioni per chiedere aiuto agli Auditore.[9]

Ezio la incontrò dopo essere tornato da Roma e le assicurò il suo appoggio, anche militare.[10]

Caterina ed Ezio passarono insieme la notte tra l'uno e il due gennaio. Tuttavia, la mattina dopo, furono interrotti dalle truppe papali, che assediavano Monteriggioni. Caterina mandò i suoi soldati a difendere la città, ma fu catturata dai soldati di Cesare. Trattenuta da Juan Borgia il Maggiore, assistette all'esecuzione di Mario Auditore da parte di Cesare.[11]

Prigionia

Caterina fu portata a Roma con l'accusa di aver tentato di avvelenare il papa.[1] Quando arrivò a Ponte Sant'Angelo, Lucrezia Borgia la insultò davanti ai cittadini presenti, avvertendoli lo stesso sarebbe accaduto agli oppositori di Cesare. Dopo essere stata portata via dalle guardie, Caterina fu imprigionata a Castel Sant'Angelo.[12]

Un Pesante Fardello 2

Ezio porta in salvo Caterina.

Tuttavia non vi restò imprigionata a lungo, perché Ezio Auditore, che aveva assistito alla scena, si era introdotto furtivamente nel Castello.Dopo aver constatato l'assenza di Rodrigo e Cesare, che intendeva uccidere, l'Assassino trovò la sua cella.[12] Ezio, sapendo che Lucrezia Borgia era in possesso della chiave, la obbligò a scendere nelle prigioni del castello.[13] Caterina prese la chiave dalla scollatura di Lucrezia e aprì la porta della cella. Dopodiché Caterina colpì Lucrezia, facendola svenire, e la mise nella cella.[14]

Ezio, dopo aver notato che Caterina non era in grado di camminare a causa delle percosse ricevute, la trasportò fuori dal castello, sino alle scuderie.[14] Caterina fuggì a cavallo verso l'Isola Tiberina, mentre Ezio rimase a coprirle la ritirata.[15]

Ultimi anni

"Ora sei tu sei il capo degli Assassini. Riuniscili, Ezio Auditore, e riconquista Roma! Vittoria agli Assassini!"
―Caterina Sforza ad Ezio Auditore, prima di lasciare Roma[src]
Il Piano 3

Caterina parla ad Ezio prima di lasciare Roma.

Caterina, sapendo che era di scarsa utilità per la causa degli Assassini senza il controllo della città di Forlì, decise di lasciare Roma e di recarsi a Livorno e poi a Firenze per occuparsi dei suoi bambini nell'attesa del momento adatto per fare ritorno nelle sue terre.[1][16]

Intenzionata a partire a cavallo senza avvertire i suoi alleati, venne sorpresa da Ezio Auditore poco prima che lasciasse l'Isola Tiberina. Caterina spiegò ad Ezio le sue intenzioni, poi lo incoraggiò a riunire gli Assassini sotto il suo comando per sconfiggere la famiglia Borgia. Dopodiché, proclamando il suo supporto per la causa degli Assassini, partì per la Toscana.[16]

Con la morte di Rodrigo Borgia, Cesare perse il suo potere e la sua influenza sul'Italia. Caterina, vedendo quindi la possibilità di tornare a Forlì, chiese al nuovo papa Giulio II la restituzione delle sue terre. Il nuovo Papa si mostrò favorevole al ripristino della Signoria dei Riario su Imola e Forlì, ma la popolazione delle due città si dichiarò contraria al ritorno della Contessa.[1]

Caterina trascorse così i suoi ultimi anni dedicandosi ai figli. Ammalatasi di polmonite, morì a Firenze il 28 maggio 1509.[1][9]

Caratteristiche e personalità

"Se scrivessi la storia della mia vita scandalizzerei il mondo."
―Caterina Sforza

È raffigurata come una donna forte e feroce, ma sembra anche essere molto materna e premurosa. Il suo vocabolario colorito è stato visto negli insulti e volgarità gridati ai suoi nemici durante la Battaglia di Forlì.

Curiosità

  • Nel romanzo Assassin's Creed: Rinascimento, la scena in cui Ezio incontra Caterina è un po' diversa. Mentre camminava sul porto, è stata vista litigare con il marito Girolamo Riario. Stanco di lei, ha detto a Caterina di sedersi su una barca. Mentre lei entrò nella barca, Girolamo le diede una forte spinta a prua, allontanandola. Con la barca alla deriva, cominciò a gridare, ed Ezio, che aveva assistito alla scena, venne in suo soccorso.
  • Quando combatte, Caterina utilizza il pugnale del sultano come arma.
  • Caterina, come ogni altro personaggio di Assassin's Creed II, a parte Ezio, non sa nuotare. Quando è intrappolata sullo scoglio, chiede aiuto e grida che non sa nuotare.
  • Il volto di Caterina cambia notevolmente in Assassin's Creed: Brotherhood.
  • L'abito elegante di Assassin's Creed: Project Legacy è l'abito di Caterina in Assassin's Creed: Brotherhood.
  • Caterina è meno volgare in Assassin's Creed: Brotherhood.
  • Quando Ezio salva Caterina a Castel Sant'Angelo, lei gli rivela che la notte che hanno trascorso insieme alla villa non era per passione, ma semplicemente politica.
  • Secondo il romanzo Assassin's Creed: Fratellanza, i suoi capelli profumano di vaniglia e di rose.

Galleria

Note

  1. 1,00 1,01 1,02 1,03 1,04 1,05 1,06 1,07 1,08 1,09 1,10 1,11 1,12 1,13 1,14 1,15 1,16 1,17 1,18 1,19 1,20 1,21 1,22 Caterina Sforza su Wikipedia
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