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"Micheletto. Il migliore di Roma. Non ha mai fallito."
La Volpe[src]

Miguel de Corella, italianizzato in Micheletto Corella o in Michele da Coreglia, (Valencia, 1470 - Valencia, gennaio 1506) è stato un sicario spagnolo e uno dei tre generali al servizio del Capitano Generale dell'Esercito dello Stato Pontificio, Cesare Borgia. Come quest'ultimo era un membro dell'Ordine dei Templari.

Passato alla storia come Il Boia del Valentino, Micheletto nacque all'interno del Regno di Valencia, ma si trasferì in Italia durante la tenera età. Conseguì i suoi studi a Pisa, e non appena iniziò a frequentare l'università cittadina conobbe Cesare, per il quale iniziò a provare una sconfinata ammirazione. Divenuto il suo amico più fidato, Micheletto si trasferì con lui a Roma. Quando il padre di Cesare, Rodrigo Borgia, divenne il nuovo pontefice, Micheletto iniziò la sua carriera militare appoggiando la campagna di Cesare in Romagna come condottiero e sicario personale.

Come tale prese parte agli assedi di Forlì e Monteriggioni, all'epoca la sede degli Assassini italiani. Successivamente svolse alcuni omicidi per conto di Cesare, tra i più ricordato quelli del Duca di Bisceglie Alfonso d'Aragona e dei generali Vitellozzo Vitelli e Oliverotto da Fermo, i quali stavano cospirando contro Cesare. Come ricompensa per la sua fedeltà, divenne il governatore di Piombino. Ma dopo la disfatta dei Borgia in Italia, Micheletto venne braccato e quasi assassinato dall'Assassino Ezio Auditore da Firenze, che tuttavia lo risparmiò.

Quindi venne rinchiuso a Firenze, dove venne interrogato dall'Assassino Niccolò Machiavelli, Piero Soderini e l'esploratore Amerigo Vespucci. Tuttavia, il Templare riuscì a fuggire in Spagna ed a liberare Cesare, imprigionato al Castillo de la Mota. Venne ucciso dal suo stesso padrone, come punizione per non aver prevenuto un attacco degli Assassini al campo militare che avevano allestito a Valencia.

Biografia[]

Giovinezza[]

Micheletto nacque nel 1470 a Valencia, capitale dell'omonimo regno. Tuttavia, si trasferì in Italia durante la giovane età. Frequentò le migliori scuole di Pisa, diplomandosi con il massimo dei voti ed entrando alla medesima università con facoltosi risultati. Durante i suoi studi all'Università di Pisa, conobbe Cesare Borgia, figlio del cardinale Rodrigo Borgia. Con il tempo i due divennero ottimi amici, e la crescente ammirazione che Corella provava nei confronti di Cesare lo portò ad abbandonare la sua università ed a seguire il suo compagno a Roma. Circa in quato periodo Micheletto entrò nell'Ordine dei Templari.

Lì ottennero entrambi la laurea all'Università della Sapienza, favoriti dal fatto che nel 1492 il padre di Cesare venne eletto Papa con il nome di Alessandro VI. Anni dopo, nel 1497, Cesare fece assassinare suo fratello Juan, prendendo il suo posto come Capitano Generale dell'Esercito dello Stato Pontificio. Secondo fonti incerte, due anni dopo Micheletto fece da testimone per il matrimonio di Cesare con Charlotte d'Albret, nipote di Luigi XII di Francia, che assicurò al Borgia il ducato di Valentinos. Quindi Cesare decise di marciare sulla Romagna e poi sull'Italia intera. Per cotali motivi rese Micheletto il suo sicario personale e il suo generale più fidato.

Assedio di Monteriggioni[]

Calunnia 11

Micheletto e gli altri Templari entrano a Monteriggioni.

Nel 1499 Micheletto accompagnò Cesare nei territori nella Romagna, dove partecipò agli assedi di Piombino, Faenza e Milano dove costrinsero il Duca Ludovico Sforza a fuggire dai suoi feudi. Lo stesso anno guidarono un attacco verso Forlì, espugnando la rocca e forzando la contessa Caterina Sforza a trovare asilo presso Monteriggioni, all'epoca governata dagli Auditore e principale sede degli Assassini italiani. Conquistata la città, Micheletto e Cesare furono per breve tempo osipiti del nobile Luffo Numai.

Micheletto riprese a seguire Cesare nella sua campagna militare solo nell'anno successivo, quando raggiunsero Monteriggioni nei primi giorni di gennaio. Guidando un assedio alla città durante l'alba, Micheletto e gli altri Templari uccisero il condottiero Mario Auditore e catturarono la contessa Sforza. Inoltre acquisirono la Mela dell'Eden in possesso degli Assassini, oltre ad un ricco bottino comprensivo di alcune tele del celebre Leonardo da Vinci. Quindi Micheletto tornò a Roma insieme a Cesare e gli altri Templari.

Omicidi[]

Una volta giunto a Roma, Micheletto iniziò a dilettarsi come prezzolato al soldo di Cesare. Per conto di quest'ultimo compì diversi omicidi, molti dei quali sono del tutto ignoti. Tra i più noti vi è quello di Alfonso d'Aragona, Duca di Bisceglie e marito della sorella minore di Cesare, Lucrezia. Infatti, in seguito ad un lettera ricevuta dal Valentino in cui dichiarava di essere geloso di Lucrezia, Micheletto strangolò Alfonso nei suoi appartamenti il mattino del 18 agosto 1500. L'anno successivo, Micheletto e gli altri Templari vennero convicati a Castel Sant'Angelo da Cesare, il quale aveva deciso di lanciarsi in una seconda campagna militare in Romagna, così da assicurarsene il ducato. Quel giorno, il Capitano Generale affidò a Micheletto ed agli altri Templari il controllo di Roma, ordinandogli anche di assecondare momentaneamente il Vaticano. Detto questo Micheletto partì con Cesare verso i territori romagnoli.

Micheletto strangola Vitellozzo e Oliverotto

Micheletto strangola Oliverotto e Vitellozzo.

Perciò, nel 1502, Corella partecipò alla presa di Camerino, dove si dice che "scannò" il suo signore, Giulo Cesare da Varano. Divenne anche il boia dei figli di Giulio, in quanto strangolò i giovani Annibale e Venazio da Varano a Cattolica e decapitò Pirro di fronte alla chiesa di San Francesco a Pesaro. Accompagnò Cesare anche durante l'assedio di Urbino. Il più celebre omicidio compiuto da Micheletto, rimane tuttavia quello avvenuto durante la Congiura della Magione, quando strabgolò a Roma Vitellozzo Vitelli e Oliverotto da Fermo, i quali avevano tradito e cospirato contro Cesare. Il 18 giugno successivo uccise Paolo e Francesco Orsini, strangolando il primo e annegando il secondo. Per i suoi meriti, ottenne dal Valentino la signoria di Montegridolfo e da Rodrigo l'ufficio di corte di Savella. Divenne anche il governatore di Piombino.

Addestramento di Giovanni[]

"Micheletto mi chiede se ho imparato qualcosa. Rispondo di no, ma sto mentendo. Ho imparato ad odiarlo."
―Giovanni Borgia parla di Micheletto[src]
PL Umiltà

Micheletto in una lezione con Giovanni.

Diverse volte tra il 1500 e il 1503, Micheletto venne coinvolto nelle lezioni che Cesare programmava per suo figlio Giovanni - questi era in realtà suo nipote, poiché figlio illegittimo di sua sorella Lucrezia e dell'Assassino Perotto Calderon. Si occupò principalmente di renderlo un uomo spietato e sanguinario, cosicché potesse affiancare suo zio nella sua campagna militare. Nel tentativo di adempiere al suo dovere, Micheletto picchiò spesso il giovane ragazzo per costringerlo a difendersi; il piccolo Giovanni però, maturò soltanto un aspro odio verso di lui.

Un giorno Micheletto portò Giovanni in giro per Roma, sinché non gli ordinò di conversare con un anziano. Mentre i due parlavano, Corella si avvicinò dietro all'anziano e lo strangolò davanti a Giovanni per "mostrargli la crudeltà del mondo". Ciò non fece che spaventare il piccolo, che fuggì via. Micheletto tentò di inseguirlo e catturarlo, ma Cesare gli venne incontro con la spada sguainata e, terrorizzato, Corella si scusò e scappò per le strade di Roma. Micheletto non seppe mai che quella era un'illusione ricreata grazie alla Mela dell'Eden che avevano conquistato a Monteriggioni, che il giovane aveva preso in segreto dagli scranni del Papa. Poco tempo dopo, Giovanni fuggì di casa e si unì agli Assassini, reclutato da Francesco Vecellio.

Ultimi incarichi[]

"Ah, non salverai Pietro. Il vino che ha bevuto è avvelenato. Come promesso a Cesare, ho fatto le cose per bene."
―Micheletto parla ad Ezio Auditore[src]
Sacro E Profano 6

Micheletto strangola Fransco Troche.

Nell'agosto 1503, poco dopo la morte dei confratelli Juan Borgia il Maggiore e Octavian de Valois, uccisi entrambi dall'Assassino Ezio Auditore da Firenze, scampato all'assedio di Monteriggioni e resosi nuovamente attivo contro i Templari, Micheletto venne incaricato di uccidere Pietro Rossi, un attore che era divenuto amante della sorella di Cesare, Lucrezia. Il piano di Corella consisteva nell'infiltrarsi al Colosseo vestito da attore e di avverlenarlo durante le prove teatrali, in cui Pietro avrebbe interpretato Gesù.

Ma poco prima di recarsi al Colosseo, Micheletto accompagnò Cesare alle porte di Roma, dove ad attenderli vi era il ciambellano papale Francesco Troche. Questi aveva rivelato a suo fratello Egidio i piani amministrativi di Cesare per il Ducato di Romagna, e quest'ultimo li aveva prontamente riferiti all'ambasciatore di Venezia Antonio Giustinian. Dopo una breve discussione, Cesare ordinò a Micheletto di uccidere Francesco; il boia lo strangolò con una corda di violone. Subito dopo gettò il cadavere del Tevere e ricevette da Cesare i costumi di scena per il suo piano.

Dietro Le Quinte 2

Micheletto parla ad Ezio Auditore.

A sua insaputa, però venne seguito da Ezio Auditore da Firenze, che sostituì gli uomini di Micheletto con alcuni dei suoi Assassini, che al momento opportuno avrebbero ucciso le guardie dei Borgia presenti sul posto. Quindi Micheletto entrò al Colosseo con un drappello di Assassini travestiti da legionari romani e una volta di fronte a Pietro gli somministrò del vino avvelenato. Subito venne atterato da Ezio Auditore, che tuttavia ritrasse la sua lama celata e lo risparmiò, dichiarando che "chi è causa dell'ascesa al potere di qualcun'altro è causa anche della propria distruzione".

Prigionia a Firenze[]

"Le catene non mi tratterrano. Non più di quanto faranno con il mio maestro."
―Michelleto parla agli Assassini a Firenze[src]

Sopravvissuto all'agguato degli Assassini, Micheletto fuggì dal Colosseo e tornò a servire sotto il comando di Cesare. Quest'ultimo, il 18 agosto, segnò la fine della famiglia Borgia: uccise suo padre soffocandolo con una mela avvelenata, poiché Rodrigo non volle dargli la Mela dell'Eden di Monteriggioni per riprendere il potere su Roma, che gli Assassini avevano disfatto. In un disperato tentativo di riprendersi la città, Cesare ordinò a Micheletto di riunire tutto il suo esercito a Roma; questi non arrivò mai. Poche settimane dopo, Cesare venne arrestato da Fabio Orsini per ordine del nuovo Papa, Giulio II, appartenente ad un casato acerrimo nemico dei Borgia.

Con la deportazione di Cesare in Spagna, Micheletto lasciò Roma e fuggì a Zagarolo con un pugno di cinquanta soldati circa. Tuttavia venne catturato dagli Assassini e imprigionato a Palazzo della Signoria, a Firenze. Lì venne torturato ed interrogato dall'Assassino Niccolò Machiavelli, il politico Pier Soderini e l'esploratore Amerigo Vespucci. Non essendo disposto a divulgare i segreti che custodivano i Templari e i Borgia, Micheletto venne condannato a morte. Tuttavia riuscì a fuggire il giorno prima della sentenza, grazie ad alcuni uomini ancora fedeli a Cesare. Lo stesso giorno partì per la Spagna con lo scopo di liberare anche Cesare, ormai divenuto il nuovo Gran Maestro dei Templari.

Morte[]

"E' questa la mia ricompensa? Per tutti i miei anni di fedele servizio?!"
―Le ultime parole di Micheletto[src]

Fuggito da Firenze, Micheletto radunò gli ultimi soldati fedeli ai Borgia, e con loro partì per la Spagna. Una volta giunto, stabilì un campo militare presso Lone Wolf Inn, nei pressi di Valencia. Tuttavia, venne a sua insaputa braccato da Ezio Auditore e Niccolò Machiavelli, che uccisero silenziosamente molti uomini al servizio di Corella. Nel frattempo, quest'ultimo si recò al Castillo de la Mota, dove, nella torre più alta della fortezza, vi era rinchiuso Cesare.

Nel tentativo di farlo evadere, Micheletto corruppe una guardia carceraria perché gli portasse una corda con cui calarsi dalla torre. Tuttavia la fuga si rivelò più rocambolesca del previsto, in quanto un archibugiere sparò alla corda del Valentino, facendolo precipitare nel fossato sottostante. Cesare riuscì però a raggiungere Micheletto, che lo portò con lui a Lone Wolf Inn. Lì, i due riallestirono un piccolo esercito e una flotta ancorata al porto di Valencia. I loro approvvigionamenti vennero però devastati dagli Assassini, che assediarono l'accampamento con delle bombe a mano create da Leonardo da Vinci.

Micheletto e Cesare riuscirono a salvarsi, trovando alloggio presso una locanda. Lì, Cesare dichiarò a Micheletto di voler varcare i confini della Corona d'Aragona e di raggiungere suo cognato Giovanni, sovrano del Regno di Navarra. Subito dopo, accusò Micheletto di negligenza, considerandolo il responsabile dell'attacco degli Assassini al loro campo militare. Furioso, Corella tentò di attaccare Cesare, ma quest'ultimo fu più lesto: levò la pistola e sparò un colpo dritto in testa al suo servitore più fedele.

Caratteristiche e personalità[]

"Obbedisco, Cesare."
―Micheletto al suo padrone[src]
Sacro E Profano 7

Micheletto riceve ordini da Cesare.

Micheletto era il più fedele dei servitori di Cesare, per cui nutriva uno sconfinato rispetto. Era disposto a tutto pur di esaudire le volontà del suo padrone, tanto da sostenerlo anche dopo la caduta di potere dei Borgia. Corella era un uomo dotato di una ferrea determinazione e di una grande fermezza, tanto che anche dopo le torture subite a Firenze non si dimostrò disposto a rivelare i segreti che sapeva sui Borgia e sui Templari.

Era anche un uomo molto crudele, non mostrando il minimo remore nel picchiare un bambino piccolo come Giovanni o nell'uccidere degli innocenti come il vecchio strangolato di fronte al ragazzo. Addirittura nel frangente dell'omicidio si può notare in lui un'elevato sadismo, tanto che provava gusto nell'uccidere. Ma nonostante la ferrea forza di volontà e la sconfitta crudeltà, Micheletto si dimostrò spesso molto insicuro di se stesso, mostrando molto malcontento quando Cesare non gli portava il rispetto dovuto o non lo ricompensava adeguatamente per i suoi servigi. Ciò si rese quando i due litigarono a Valencia, quando il Valetino non volle riconoscere che Micheletto lo aveva salvato da una vita di prigionia.

Curiosità[]

  • Nella versione per cellulare di Assassin's Creed: Brotherhood, Micheletto viene indicato come Michelotto.
  • Storicamente, Micheletto sopravvisse oltre la morte di Cesare, in quanto aveva servito come guardia fiorentina dal 1506 e 1507. Venne ucciso a Milano nel 1508.
  • Sebbene Ezio avesse già acquistato la doppia lama celata da Leonardo da Vinci, durante il dialogo finale con Micheletto ne avrà soltanto una.
  • L'ultima dichiarazione di Ezio a Micheletto "Chi è causa dell'ascesa al potere di qualcun'altro è causa anche della propria distruzione" verrà poi inserita e analizzata più approfonditamente nel libro che rese celebre Niccolò Machiavelli: Il Principe.
  • Micheletto è il secondo bersaglio ad essere sopravvissuto ad un assassinio di Ezio. Gli altri sono Rodrigo Borgia e Shahkulu. All'interno della serie in generale è invece il terzo bersaglio ad essere sopravvissuto. Gli altri cinque sono Maria Thorpe, risparmiata da Altaïr Ibn-La'Ahad, Rodrigo Borgia, Shahkulu, Charles Vane, risparmiato da Edward Kenway, e Antonio de Ulloa, risparmiato da Aveline de Grandpré.

Galleria[]

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