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"Avverto qualcosa, proprio nel momento in cui viene estratta dalla sua scatola... Il male!"
―Un Assassino parla della Sindone[src]

La Sindone dell'Eden #1, anche nota come Sudario o Sindone di Torino, è uno dei Frutti dell'Eden risalenti alla Prima Civilizzazione, creata con lo scopo di garantire la guarigione anche dal più letale dei malori. Nonostante ciò, l'uso non corretto di questo manufatto può comportare a devastanti effetti collaterali che nella maggior parte dei casi portano ad una morte atroce ed inevitabile.

Classificata come FDE#66 dalle Abstergo Industries, essa era descritta come un semplice panno di lino con tracce di sangue e la figura di un uomo torturato, il cui volto, secondo i registri della Chiesa cattolica, mutò nel corso dei secoli.

Storia[]

Antichità[]

"Qualunque sia il potere di questo manufatto, non è riuscito a riportarci nostro fratello. Gli chiudiamo di nuovo gli occhi: è come se non si fosse mai mosso. Alcuni di noi piangono la sua seconda morte."
―Un Assassino commenta la seconda morte di Bruto[src]

Dopo la caduta della Prima Civilizzazione, la Sindone sembra essere stata un oggetto di culto nella mitologia greca. Tra gli abitanti greci era nota come Vello d'Oro, un antico manufatto con strani poteri che attribuivano agli dei. Ma il primo proprietario conosciuto del manufatto fu l'eroe Giasone, che secondo la leggenda lo sottrasse ad un gigantesco dragone che lo custodiva nella Colchide. Dal 1700 a.C essa era invece si era ipotizzato che essa fosse il cappotto multicolore che Giacobbe donò a suo figlio Giuseppe. Sempre in Medio Oriente, nel 970 a.C gli ebrei attribuirono al giovane soldato Davide l'onore di aver sconfitto il gigante filisteo Golia da solo. Tuttavia secondo il re Saul, il ragazzo era riuscito nell'impresa poiché avvolto dalla Sindone.

PL Filippi, Macedonia

Bruto avvolto dalla Sindone.

Secoli dopo la Sindone entrò in possesso del ramo romano dell'Ordine degli Assassini, i cui esponenti tentarono di utilizzare per resuscitare il confratello Marco Giunio Bruto, suicidatosi due anni dopo aver assassinato Gaio Giulio Cesare in Senato nel 44 a.C. Riunitisi nel loro covo a Filippi, nel 42 a.C gli Assassini adoperarono per la prima volta il manufatto, pur non conoscendo completamente le sue proprietà.

Sebbene all'inizio Bruto sembrò rivivere, morì una seconda volta, e gli Assassini a quel punto riposero il manufatto nel suo contenitore e seppellirono definitivamente il loro compagno. Circa dodici anni dopo, la Sindone era in possesso di Gesù di Nazareth, il Messia predetto nell'Antico Testamento dalla Bibbia. I Templari però riuscirono a crocifiggerlo sotto le mentite spoglie dell'Impero Romano; dopo la morte dell'uomo, gli sottrassero il manufatto. Tuttavia questo venne poi recuperato dai discepoli di Gesù, che lo utilizzarono per resuscitarlo. Dopo l'atto la Sindone scomparve.

Rinascimento[]

"Non esiste posto migliore della nostra città fortificata per nascondere quel terribile manufatto."
―Un Assassino rinascimentale parla della Sindone[src]
PL Monteriggioni, Italia

Gli Assassini esaminano la Sindone.

Nel XIV secolo la Sindone era in possesso del Gran Maestro dei Templari Jacques de Molay, che la donò al suo confratello Geoffroy de Charny per custodirla. Però questa gli venne sottratta da un gruppo di Assassini italiani inviati in Francia; infiltratisi di nascosto nella tenuta del Templare, sostituirono il manufatto originale con una copia e tornarono nella loro base a Monteriggioni per esaminarla. Riunitisi a Villa Auditore, un discendente dell'omonima famiglia riconobbe la pericolosità della Sindone e decise di nasconderla nel sottosuolo della città.

Un secolo più tardi i Templari scoprirono che il manufatto era nascosto sotto le gallerie di Monteriggioni ed inviarono il condottiero Federico da Montefeltro ad assediare il borgo. L'Assassino Mario Auditore riuscì però a respingere l'attacco, catturando anche la spia fiorentina Luciano Pezzati. Attraverso la confessione, il condottiero toscano scoprì il reale motivo per cui la signoria di Firenze aveva inviato un esercito tanto vasto. Dunque Mario riunì tutti gli architetti e gli storici del borgo alla villa, concordando insieme a loro che le gallerie sotterranee erano accessibili attraverso un pozzo che i suoi antenati avevano drenato.

Forza di volontà

Mario recupera la Sindone.

Nonostante le numerose peripezie affrontate, Mario recuperò la Sindone e la affidò a suo fratello Giovanni che la portò alla gilda degli Assassini di Agnadello. La Sindone poi scomparve per un trentennio circa, finché nel 1498 esse venne impiegata dall'Assassino Perotto Calderon per guarire suo figlio.

Il bambino infatti era nato da un relazione segreta che suo padre aveva avuto con la Templare Lucrezia Borgia; tuttavia venne al mondo con una grave malformazione e gli erano stati attribuiti pochi giorni di vita. In un disperato tentativo di salvarlo, Perotto tradì i suoi confratelli, sfruttando il potere del manufatto per guarire suo figlio. L'intervento ebbe successo, ma in futuro il ragazzo avrebbe sofferto di strani effetti collaterali: la capacità di padroneggiare l'occhio dell'aquila, la possibilità di rivivere ricordi di altre persone e la custodia di una strana entità di nome Consus.

Anni dopo, il manufatto entrò in possesso del condottiero Niccolò di Pitigliano, che tentò di utilizzarla per guarirsi da uno scontro mortale con l'Assassino Francesco Vecellio nella sua tenuta a Lonigo. Sebbene inizialmente sembrò realmente guarire, l'eccessiva esposizione al Frutto dell'Eden gli causò una devastante malformazione al corpo seguita da una morte atroce. Vecellio, che aveva assistito alla scena, strappò poi la Sindone dal corpo di Niccolò, definendo disgustoso lo spettacolo appena concluso. L'omicida poi la ricondusse tra le mani della sua Confraternita, e del manufatto si persero le tracce per altri tre secoli.

Tempi moderni[]

XIX secolo[]

Ad un certo punto la Sindone entrò in possesso di William Robert Woodman, che ebbe anche una conversazione con Conso.

Milano[]

"Tutto questo è pazzesco! Cosa ho fatto di male? Mi hanno mandato a caccia in una zona di guerra a rischiare la pelle sotto il fuoco amico. E per cosa? Esiste una minima possibilità che sia il vero manufatto? Forse sì, chissà... Sono quasi vent'anni che cerco, ormai dubito che esista."
―L'agente Templare incaricato di cercare la Sindone[src]
PL Milano, Italia

La vendita della Sindone a Milano.

Nel Natale del 1944, nel pieno della Seconda Guerra Mondiale, un agente dei Templari si era diretto in un ristorante milanese in gestione della famiglia Baguttiani, in quanto era stato con informato che il gestore possedeva la vera Sindone. Con sé aveva portato una grossa somma di denaro con cui acquistare il manufatto nel caso si fosse rivelato originale, anche se dopo aver passato anni a cercarlo egli riteneva che non esistesse.

Recatosi al luogo dell'incontro, il gestore gli mostrò un vecchio panno di lino logorato dal tempo e sporco di sangue. Per affermare l'originalità del Frutto dell'Eden, l'agente fece oscillare la sua targhetta di riconoscimento appena sopra il manufatto. Questa iniziò a vibrare intensamente, ma il Templare non la tolse, credendo che la vibrazione fosse causata dall'esplosione di una bomba vicina. Ma quando denotò che la targhetta non cessava di muoversi, constatò che quella era la vera Sindone. Incredulo, la acquistò.

Parigi[]

Nel 2011 la Sindone si trovava in possesso di Àlvaro Gramática, direttore del Progetto Phoenix dell'Abstergo Industries, un'iniziativa per sequenziare completamente un genoma Isu. Mentre era in suo possesso, il Templare scoprì rapidamente la particolare capacità della Sindone di comunicare con il suo creatore Conso.

Per i successivi tre anni Álvaro, Isabelle Ardant e Violet da Costa utilizzarono la Sindone per comunicare con Conso ferendo da Costa e curandola con la Sindone, attivando il processo per permettere la comunicazione con il suo creatore.

La Sindone venne distrutta nel 2014 quando il laboratorio parigino in cui era contenuta venne distrutto dagli Assassini.

Apparizioni[]

Galleria[]

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