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"Perché dovrei sprecare il mio tempo in bottega quando posso spassarmela in giro?"
―Salaì[src]

Gian Giacomo Caprotti da Oreno, conosciuto principalmente come Salaì (1480 - 1524), è stato un pittore italiano, il più famoso degli apprendisti di Leonardo da Vinci nonché il suo amante.

Biografia[]

Giovinezza e apprendistato[]

Gian Giacomo nacque a Oreno, in Lombardia, nel 1480. I suoi genitori lavoravano in una vigna di proprietà di Leonardo da Vinci. All'età di 10 anni, il giovane divenne un apprendista del pittore fiorentino. Il secondo giorno presso il maestro, Leonardo decise di pagargli due camicie, delle calze e un farsetto; Gian Giacomo rubò il denaro che il maestro aveva messo da parte e rifiutò di confessare quando confrontato da Leonardo.[1]

In un'altra occasione, quando accompagnò Leonardo ad un pasto, Gian Giacomo mangiò molto e ruppe dei piatti. Questi comportamenti spinsero Leonardo ad attribuirgli il soprannome di "Salaì", ovvero "piccolo diavolo", ispirato dal poema Morgante.[1] Il giovane cominciò poi a rifiutare di usare il suo vero nome, preferendo il nomignolo.[2]

Anche se lo descrisse come un "ladro, bugiardo, ostinato, ghiotto",[1] Leonardo aveva un buon rapporto con Salaì, a cui apprese il mestiere di pittore, e lo tirò fuori più volte di prigione. Salaì servì spesso da modello per dei quadri di Leonardo, tra cui il San Giovanni Battista. Salaì acquisì un gusto per i vestiti lussuosi,[3] ed almeno in un'occasione vendette uno dei propri dipinti ad un mercante d'arte fingendo che fosse un'opera di Leonardo per ottenere il denaro necessario a comprarsi un farsetto.[2] In seguito, Salaì divenne l'amante di Leonardo.[3]

Vita a Roma[]

"Sono anni ormai che esplora una catacomba segreta. Credo sia venuto a Roma apposta. È ossessionato, ve lo dico io."
―Salaì parla delle ricerche di Leonardo[src]

Dopo aver esaminato la Mela dell'Eden in possesso della Confraternita italiana degli Assassini, Leonardo scoprì che dei simboli nei testi degli Ermetisti, discepoli di Pitagora, erano simili a quelli che gli aveva mostrato la Mela. Si dedicò quindi alla ricerca del tempio di Pitagora, che si diceva contenesse il "numero perfetto", e scoprì che il suo ingresso si trovava nelle catacombe di Roma. Fu una delle ragioni che spinsero Leonardo a trasferire la sua bottega a Roma.[2]

ACB Salai Hazard game

Salaì gioca a La Volpe Addormentata.

Salaì avrebbe dovuto badare alla bottega durante le assenze di Leonardo, ma preferiva passare il proprio tempo nelle taverne della città, tornando tardi dopo la chiusura dei locali. Trascorreva inoltre molto tempo a La Volpe Addormentata, dove giocava d'azzardo.[2]

Leonardo parlò apertamente con Salaì delle sue scoperte, delle sue ricerche sui Frutti dell'Eden, e della sua profonda amicizia con il Maestro Assassino Ezio Auditore da Firenze: infatti Leonardo era solito divulgare i propri interessi, lasciandosi trascinare dalle sue passioni.[2] Questa sua franchezza causò l'interesse di Ercole Massimo, capo degli Ermetisti.[4]

Scomparsa di Leonardo[]

Ezio: Eccolo! L'ingresso delle catacombe!
Salaì: Andate. Riportatelo da me.
―Ezio e Salaì dopo aver scoperto la posizione di Leonardo[src]

Nel 1506, Ezio Auditore fece brevemente ritorno a Roma durante la sua ricerca di Cesare Borgia, e si recò nella bottega di Leonardo per chiedere al suo amico il nome di un capitano che potesse farlo arrivare via nave in Spagna. Leonardo propose di accompagnarlo al porto, ma non voleva lasciare vuota la sua bottega. Ezio si propose quindi di andare alla ricerca di Salaì e di obbligarlo a far ritorno.[2]

Un Lancio Di Dadi 4

Ezio chiede a Salaì di seguirlo.

Ezio, su suggerimento di Leonardo, si recò a La Volpe Addormentata, dove trovò Salaì che giocava ai dadi. Ezio gli si rivolse chiamandolo Gian Giacomo, ma Salaì ribatté che non rispondeva a quel nome. Ezio gli disse poi che Leonardo lo desiderava alla bottega, ma il giovane lo ignorò finché l'Assassino non calpestò i dadi. Incuriosito dall'aspetto di Ezio, Salaì accettò di seguirlo. Gli uomini togati che erano suoi compagni di partita cercarono di trattenerlo, e quando Ezio e Salaì uscirono dalla taverna li seguirono e li attaccarono. Ezio li eliminò facilmente, e Salaì ne dedusse quindi la sua identità, certo che nessun altro uomo a Roma avesse le stesse abilità.[2]

Ezio, preoccupato per Leonardo, decise di tornare subito alla bottega. Salaì lo accompagnò, e suggerì di evitare gli uomini togati simili a quelli che li avevano attaccati. Durante il tragitto, Ezio interrogò Salaì sulle ricerche di Leonardo, e fu sorpreso quando si rese conto dei molti segreti dei quali Salaì era a conoscenza. Salaì spiegò ad Ezio che Leonardo aveva cercato il tempio nelle catacombe di Roma da anni, dopo averne scoperto l'esistenza in un libro. Salaì ammise che non sapeva se gli uomini togati avessero frequentato la bottega di Leonardo, perché passava molto tempo fuori dai suoi muri a spendere il denaro di Leonardo.[2]

Un Lancio Di Dadi 9

Ezio e Salaì nella bottega.

Giunti alla bottega, i due la trovarono in soqquadro a causa di un attacco: Leonardo era stato rapito. Ezio chiese a Salaì la posizione del tempio, ma il giovane non la conosceva. Salaì trovò un messaggio di Leonardo sul pavimento, ma fu incapace di decifrarlo in quanto non sapeva leggere. Fu Ezio che lo lesse: il maestro aveva scritto "dipinti della villa". Salaì capì che si trattava dei dipinti di Leonardo che gli Auditore avevano esposto nella galleria della loro villa a Monteriggioni, ed ipotizzò che Leonardo vi avesse nascosto degli indizi durante il proprio soggiorno nel borgo negli ultimi anni del XV secolo. Ezio pensava che i dipinti fossero stati distrutti durante l'assedio del 1500 da parte di Cesare Borgia, ma Salaì lo corresse: solo Leda col cigno e il San Giovanni erano bruciati nell'attacco; gli altri erano stati presi come bottino ed erano ormai in possesso di Lucrezia Borgia, duchessa di Ferrara, che li conservava nella Delizia di Belriguardo.[2]

Ezio si recò quindi a Ferrara, dove recuperò l'Annunciazione e scoprì che gli altri quattro si trovavano a Roma.[5] Ezio portò il dipinto nella bottega prima di mettersi sulle tracce degli altri. Ezio recuperò così il Ritratto di musico, la Dama con l'ermellino, il San Girolamo penitente e l'Adorazione dei Magi.[4] Salaì esaminò tutti i dipinti, senza però scoprire nessun indizio.[6]

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Salaì discute con Ezio.

Quando Ezio fece ritorno alla bottega, chiese a Salaì quali fossero i metodi utilizzati da Leonardo per celare le proprie ricerche. Salaì commentò che Leonardo scriveva alla rovescia, e che aveva svolto degli esperimenti con degli inchiostri invisibili. Salaì capì quindi che Ezio avrebbe potuto trovare degli indizi grazie al suo dono. Ezio trovò dei frammenti di mappa sui dipinti, che ricopiò su dei pezzi di carta per poi formare una mappa di Roma, su cui Salaì identificò l'ingresso delle catacombe. Salaì chiese quindi all'Assassino di riportargli salvo Leonardo.[6]

Ezio salvò Leonardo dagli Ermetisti, e quando Leonardo gli chiese delle notizie di Salaì disse all'amico che era "a casa sano e salvo". Ezio gli disse inoltre che approvava della sua relazione con l'apprendista, che pensava gli convenisse.[7]

Ultimi anni[]

Salaì restò per molti altri anni al fianco di Leonardo, che dipinse un'altra versione del San Giovanni Battista, sempre con Salaì come modello.[7] Alla morte di Leonardo, nel 1519, Salaì ereditò metà della sua vigna di Oreno e numerosi suoi dipinti, tra cui la Gioconda.[1][3]

Salaì morì a Milano nel 1524.

Personalità e caratteristiche[]

Salaì: Bel cappuccio. Siete uno dei monaci di Giulio?
Ezio: La mia chiesa non è di Dio.
Salaì: Fuori dal regno di Dio v'è quello degli uomini. È quello che venerate?
—Salaì ad Ezio[src]

Salaì era un uomo che apprezzava le belle cose nella vita, e che non si preoccupava molto delle sue responsabilità.[1][3] Preferiva spendere il denaro di Leonardo piuttosto che stare nella bottega per lavorare, e passava il proprio tempo nelle taverne. Era pronto a mentire per ottenere dei soldi: una volta vendette un suo Ritratto di donna fingendo fosse di Leonardo. Ciò dimostra che malgrado la sua leggerezza, Salaì era un pittore di una certa abilità.[2]

Un Lancio Di Dadi 8

Salaì con Ezio.

Salaì era spensierato e malizioso: quando incontrò Ezio per la prima volta, fece un commento allusivo e poi, dopo aver appreso l'identità dell'Assassino, si divertì a pungolarlo, sottolineando la fiducia che Leonardo riponeva in lui e cercando di trarlo in una conversazione, malgrado la reticenza di Ezio.[2]

Malgrado il suo comportamento, Salaì era molto vicino a Leonardo, che si prendeva cura di lui. Leonardo promise di insegnargli a leggere,[2] e si preoccupava per lui.[7] Tale preoccupazione era ricambiata: Salaì si angosciò quando Leonardo fu rapito, dimostrando ad Ezio l'affetto che provava per il maestro.[2][6]

Salaì sapeva combattere con un pugnale ed aveva delle conoscenze di corsa acrobatica: come spiegò ad Ezio, prendeva spesso la strada dei tetti per rientrare alla bottega dopo la chiusura delle taverne.[2]

Galleria[]

Apparizioni[]

Note[]

  1. 1,0 1,1 1,2 1,3 1,4 Assassin's Creed: Brotherhood - Database: Salaì
  2. 2,00 2,01 2,02 2,03 2,04 2,05 2,06 2,07 2,08 2,09 2,10 2,11 2,12 2,13 Assassin's Creed: Brotherhood - Un lancio di dadi
  3. 3,0 3,1 3,2 3,3 Assassin's Creed II - Database: Leonardo da Vinci
  4. 4,0 4,1 Assassin's Creed: Brotherhood - La Scomparsa di Da Vinci
  5. Assassin's Creed: Brotherhood - Una donna in fuga
  6. 6,0 6,1 6,2 Assassin's Creed: Brotherhood - Decodificare da Vinci
  7. 7,0 7,1 7,2 Assassin's Creed: Brotherhood - Il tempio di Pitagora

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