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"Un esercito è chiamato a servire un paese, non a governarlo."
―George Washington

George Washington (Virginia, 11 febbraio 1732 - Mount Vernon, 14 dicembre 1799) è stato un politico, militare e proprietario terriero statunitense. Considerato una delle più grandi figure storiche mai esistite, guidò l'esercito continentale nel corso della guerra di indipendenza americana. Fu anche il primo primo presidente degli Stati Uniti d'America fino al 1797. Morì nella sua fattoria in Virginia due anni dopo.

Originario di una famiglia di proprietari terrieri in Virginia, si arruolò nell'esercito appena ventenne. Ottenuto un discreto rango di ufficiale, venne nominato aiutante di campo di Edward Braddock, un generale della British Army. Con lui prese parte alla spedizione contro Fort Duquesne nel 1755; negli successivi continuò a servire la sua milizia fino ad ottenere la carica di colonnello. Sotto questi vesti prese parte alla guerra franco-indiana, al termine della quale si congedò volontariamente dall'esercito per tornare a casa sua.

Venne richiamato nella scena politica e militare solo nel 1774, quando venne eletto deputato del congresso continentale e l'anno successivo, comandate in capo delle forze armate delle colonie. Rivestito della massima carica militare dell'esercito continentale, Washington intraprese la guerra di indipendenza americana contro la madrepatria Gran Bretagna. Durante lo storico evento collaborò più volte con l'Assassino nativo coloniale Connor, che lo salvò da una congiura ai suoi danni ordita dall'Ordine dei Templari.

Nel 1781 ottenne una Mela dell'Eden e grazie al suo potere riuscì a vincere la guerra. Dopo la conclusione del conflitto, Washington rimase indeciso se instaurare o no la monarchia nelle nuove ed indipendenti colonie americane. Solo dopo aver visto insieme a Connor gli effetti di una monarchia statunitense attraverso una realtà alternativa, decise di creare il regime della repubblica federale. Dopo aver conseguito due mandati da presidente ed aver rifiutato il terzo, si ritirò nella sua tenuta a Mount Vernon, ove morì di influenza e laringite il 14 dicembre 1799.

Biografia

Primi anni

"Da quando mio padre è morto, quattro anni fa, le nostre vite si sono complicate e devo aiutare la mia famiglia. [...] Il mio amato fratello Lawrence mi ha presentato Lord Fairfax. È un uomo straordinario, uno dei possidenti terrieri più potenti della Virginia. Sembra che abbia visto qualcosa in me, poiché mi ha offerto un lavoro come agrimensore."
―George nel suo diario, 20 marzo 1748

George Washington nacque il 11 febbraio 1732 a Bridges Creek, nella zona della Virginia nota come Westmoreland Country. Era figlio di un proprietario terriero noto come Augustine Washington e della sua seconda moglie Mary Ball Washington. Dopo la prematura morte del padre quando George aveva solo dodici anni, sua madre e il fratello maggiore - segretamente anche un Templare - Lawrence iniziarono ad occuparsi della sua educazione. Per i due anni successivi frequentò la scuola a Williamsburg, per poi intraprendere studi in indirizzo scientifico. Conseguito un titolo di studio nell'ambito della matematica, esercitò la professione di geometra Shenandoah in Pennsylvania.[1]

Durante questo periodo Washington accumulò esperienze importanti per quanto riguarda l'organizzazione e l'interazione tra le persone, ma fece anche la conoscenza di persone influenti. Tra queste si distinse Sarah Cary Fairfax, figlia di un ricco mercante britannico che fu probabilmente la sua più intima amica per tutta la vita. Washington infatti non aveva ricevuto un'educazione particolarmente raffinata e non molto adatta all'aristocrazia del tempo. Consapevole di questa pecca i Fairfax investirono molto nell'educazione di Washington spronandolo a cimentarsi con i testi dei filosofi latini e curando soprattutto la sua preparazione nelle materie umanistiche. Infine gli offrirono un lavoro come agrimensore.[1]

George Washington con i Templari

George con suo fratello e i Templari durante il ricevimento a Mount Vernon.

Ma con la nuova formazione culturale, George maturò l'ambizione di diventare un proprietario terriero e nel 1752 acquistò il suo primo appezzamento territoriale. Lo stesso anno il matrimonio di suo fratello Lawrence con la sorella maggiore di Sarah, Anne, sancì a buon titolo l'unione delle due famiglie. Ma due mesi dopo il matrimonio Lawrence si ammalò di tubercolosi. Il fratello venne ucciso nel luglio dello stesso anno dall'Assassino Shay Cormac nel mezzo di un ricevimento; il lutto decretò il passaggio testamentario della tenuta di Mount Vernon e dei possedimenti familiari a George.[1]

Guerra franco-indiana

"Attualmente, è mio compito radunare e addestrare la milizia che proteggerà le frontiere del nostro distretto dall'invasione dei francesi e dai saccheggi degli indiani."
―Washington descrive il primo compito militare

Poco tempo dopo la morte di Lawrence e l'acquisizione dei beni familiari, George decise di arruolarsi volontario nella milizia coloniale che combatteva l'Armée française e i rispettivi alleati mohawk lungo i confini della Virginia. Vista la sua posizione agiata e la sua nota abilità ed esperienza come agrimensore, ottenne il grado di Maggiore dal governatore provinciale con il benestare dei Fairfax. Washington tuttavia non conseguì mai un formale addestramento militare, allenandosi nella scherma da autodidatta e studiando appositi libri di strategia bellica. Come primo compito guidò alcuni soldati contro le tribù native americane che razziavano i confini occidentali della regione.[1]

Successivamente venne spostato nelle basi militari dell'Ohio dal vicegovernatore Robert Dinwiddie. Lì venne incaricato di consegnare una missiva contenente ordini di resa al generale francese Jacques Legardeur de Saint-Pierre, che nonostante la sua cortesia rifiutò di abbandonare il suo forte e di cedere i territori alla corona britannica. Tornato in Virginia, nel mese di maggio George guidò una battaglia contro la milizia francese di stanza a Great Meadows, uscendone vittorioso e sotto nuove vesti di colonnello. Quel giorno George e un capotribù mohawk avevano devastato il corpo dell'ufficiale al comando delle truppe nemiche.[1]

Quest'ultime attribuirono al neo colonnello la morte del loro comandante, sguinzagliando un reparto di circa cinquecento uomini unicamente per catturare Washington. Negli ultimi anni del 1754 entrò nel vivo della guerra franco-indiana, guidando una spedizione contro Fort Duquesne, ma venne intercettato da un reggimento francese nell'avamposto di Fort Necessity. Dopo aver fallito nello scontro armato dovette battere la ritirata; pochi mesi dopo aderì alla massoneria.[1] L'anno successivo, con l'arrivo del generale britannico Edward Braddock, George venne nominato aiutante di campo con l'incarico di guidare la sua legione nella frontiera, trovando alloggio presso Fort St-Mathieu.[2]

Washington: Tutto bene, signore?
Braddock: Assaporo il momento. Di certo molti si chiedono perché ci spingiamo tanto a ovest. Sono lande selvagge, e anche ribelli e incivili. Ma non lo resteranno a lungo. A breve, i possedimenti non basteranno più. E quel giorno è sempre più vicino. [...]
―George e Braddock parlano durante la spedizione[src]

Con il sanguinario generale si lanciò in una seconda spedizione diretta a Fort Duquesne, ma anche tale impresa andò male. Infatti Haytham Kenway e i suoi Templari si erano infiltrati nel reggimento con lo scopo di uccidere Braddock. A complicare la situazione arrivarono i francesi da una parte e i nativi, che si erano alleati con i Templari, dall'altra. Essi attaccarono di sorpresa l'esercito inglese cogliendolo alla sprovvista. Nel corso dell'attacco Braddock fuggì via, inseguito da Haytham, il cui cavallo venne però fermato da un proiettile di moschetto sparatogli da Washington.[3]

La Spedizione Di Braddock 10

Washington bloccato da Kaniehti:io.

Ma quando stava per assestare al Templare il colpo di grazia, venne attaccato dalla nativa Kaniehti:io che la atterrò e gli puntò contro il suo pugnale. Intanto il generale Braddock venne ferito mortalmente da Kenway;[3] Washington tentò di soccorrerlo una sfuggito alla nativa, usando anche la sua fascia da ufficiale per tamponare la ferita del generale e una parte della sua uniforme come barella. Ciò non bastò a salvare Braddock, che morì poche ore dopo. L'evento passò alla storia come battaglia di Monongahela.[1]

Nonostante il fallimento della spedizione, Washington riuscì a coordinare bene la ritirata, motivo per cui venne nominato comandante in capo della milizia della Virginia. Riuscì inoltre a rimetterla in piedi, sperando che con il dovuto addestramento sarebbe stata poi unita all'esercito inglese; nel 1758 la guidò in una terza spedizione contro Duquesne, stavolta uscendone vittorioso. Ma l'anno dopo abbandonò formalmente l'esercito anglo-coloniale per ritirarsi a vita privata.[1]

Guerra di indipendenza americana

Matrimonio

"A Boston, un gruppo noto come i «Figli della Libertà» ha gettato pacchi di tè in mare in segno di protesta contro l ‘ingiusta tassa impostaci dall'Inghilterra. È chiaro che non meritano di soffrire così."
―George decide di tornare nell'esercito

Dopo aver ottenuto il congedo ufficiale dalla milizia virginiana, George fece ritorno a Mount Vernon, dove iniziò a dedicarsi alla sua vita privata ed ai suoi interessi. Durante questo periodo si fidanzò ben due volte, per poi conoscere la ricchissima vedova Martha Dandrige Custis. Ella divenne sua moglie il 6 gennaio 1759, nonostante fosse alcuni anni più grande dell'ancora giovane Washington. Il matrimonio fu complesso all'inizio, tanto che George si ritrovò spesso sul punto di interrompere la relazione. Tuttavia grazie a Sally Fairfax i due coniugi impararono a convivere, trasferendosi nella tenuta di George appena restaurata.[1]

Dopo il matrimonio, Washington divenne uno degli uomini più ricchi della Virginia, servendo come deputato e giudice di pace a Fredericksburg e venendo accolto nell'aristocrazia locale. Ottenne anche un seggio nell'ambita Camera dei Borghigiani. Ma il 5 marzo 1770 venne a sapere degli eventi del massacro adoperato dalle truppe britanniche a Boston. Spinto da un nuovo desiderio di vita militare, iniziò ad unirsi ai moti ribelli che si stavano aizzando in tutte le coloni. Alla fine le tensioni tra coloni e inglesi trovarono un punto di rottura nel Boston Tea Party, dopo il quale le colonie dichiararono guerra alla madrepatria.[1]

Nomina a comandante supremo

"Nel nome della nostra gloriosa causa spero che voglia accettare il mio umile ringraziamento per la grande benevolenza che mi ha dimostrato. Ma qualora accadano degli eventi infausti, sfavorevoli alla mia reputazione, vi prego di ricordare, gentiluomini qui presenti, che io, oggi, dichiaro in tutta sincerità, che non mi reputo all'altezza del comando affidatomi."
―George al Congresso Continentale[src]

Convintosi del suo desiderio di ritornare nell'esercito, nel 1774 George vi si arruolò nuovamente e riottenne la sua carica di colonnello. Ma a differenza di quanto intrapreso nel corso della guerra franco-indiana, iniziò a cimentarsi anche nella politica, venendo eletto deputato del congresso continentale dal governatore del Maryland Thomas Jefferson. Il 15 aprile dell'anno successivo ebbero avvio le prime fasi della guerra, svoltesi a Lexington e Concord. Lì i patrioti subirono una sconfitta, perdendo possesso delle pianure pur di preservare i loro uomini.[1]

La mancanza di disciplina mostrata tuttavia iniziò a preoccupare il congresso, che decise di fondare un vero e proprio esercito per intraprendere il conflitto. Così il 15 giugno vennero chiamati a Philadelphia le maggiori figure militari dell'epoca, una delle quali sarebbe divenuta comandante in capo delle forze coloniali. Tra i favoriti vi erano George e il generale Charles Lee[1] - segretamente un Templare.[4] Tuttavia la ben compensata domanda di quest'ultimo per la nomina, era poco apprezzata rispetto alla modestia di Washington, il quale era molto insistente nel rifiutare la tanto prestigiosa carica, contrastando la voglia di Charles di ottenerla.[4]

Venti Di Guerra 4

Washington incontra Connor al congresso.

Nonostante la sua insistenza, George accettò la carica e il giorno dopo venne ufficialmente nominato comandante in capo dell'esercito indipendentista. Poco dopo aver terminato il suo discorso, conobbe tramite Samuel Adams un uomo di nome Connor, segretamente un Assassino. Avendo sentito parlare di come quest'ultimo avesse abilmente ritirato i patrioti durante le schermaglie a Lexington e Concord, George si complimentò con lui e poi si congedò rapidamente per parlare con Charles Lee e nominarlo suo secondo in comando.[4]

Liberazione di Boston

"Gli inglesi sono arretrati, consentendoci di far avanzare l ‘artiglieria durante la notte e fortificare le nostre nuove posizioni. [...] Boston è stata liberata."
―Washington sulla liberazione di Boston

Divenuto il nuovo comandante in capo dell'esercito continentale, Washington si accorse subito della disastrosa situazione delle sue truppe, mal addestrate ed equipaggiate rispetto alla zelante e ottimamente armata British Army. Ciò tornò paradossalmente a suo vantaggio, in quanto la corona britannica sottovalutò la preparazione dell'armata patriota. Infatti a differenza delle classiche tattiche belliche settecentesche, George preferì addestrare le sue legioni secondo lo stile della guerriglia massonica, attuando imboscate e ritirate strategiche.[1]

Questa fu la scelta che fece la differenza sostanziale tra i due eserciti. Subito dopo la sua nomina, George si preoccupò di proclamare uno Stato Maggiore e di affrontare i vari problemi che affliggevano l'esercito. Per iniziare analizzò il problema di una cronica carenza di polvere da sparo, che rischiò di mettere in serie difficoltà il suo esercito. Dopo aver richiesto lo stanziamento di nuovi fondi al congresso, furono effettuati alcuni attacchi ad arsenali inglesi, alcuni dei quali situati anche nelle Indie Occidentali.[1]

Così conquistarono diversi forti nei pressi di Boston, con l'intento di cingerla d'assedio. Il comando fu assegnato al generale Israel Putnam, che occupò le colline di Breeds e Bunker Hill. Lo scontro fu vinto dagli inglesi dal punto di vista militare, in quanto avevano respinto le truppe indipendentiste dopo ben tre attacchi mirati, e moralmente da parte dei patrioti, che si erano dimostrati capaci di resistere anche un avversario del genere. Lo stesso Washington giunse sul campo di battaglia soddisfatto dell'esito, seppur si fosse accorto che tutta la polvere da sparo acquisita nei loro saccheggi era terminata nello scontro.[1]

Successivamente approvò la campagna militare verso il Quebec, che tuttavia si rivelò un insuccesso in quanto la zona non faceva parte delle colonie e non aveva chiesto di essere liberata. La spedizione si rivelò però un insuccesso parziale, in quanto i patrioti dalla presa di Fort Ticonderoga avevano ottenuto ben cinquanta cannoni da fortezza, che Henry Knox aveva ottimamente sfruttato durante il secondo assedio di Boston. Quel giorno l'esercito continentale riuscì a liberare la città dal dominio inglese con una vittoria schiacciante.[1]

Attentato a New York

"Non dobbiamo essere avventati dopo la nostra vittoria a Boston: mantenere New York rappresenterà un compito pericoloso. La città è quasi un’isola, il che la rende alla completa mercé dei cannoni dell ‘enorme flotta britannica. Riusciremo a batterla sulla costa?"
―George nel suo diario - 7 settembre 1776

Dopo la riconquista di Boston, Washington designò la difesa New York come suo prossimo obiettivo. Infatti venne informato di una crescente influenza britannica lungo le coste canadesi di Halifax, dove il generale William Howe stava per assediare la baia di Long Island, poco distante da New York, con un reparto di ventiduemila assiani.[1] Nel frattempo, venne convocato a New York per assistere all'esecuzione di Connor, l'Assassino che aveva incontrato in congresso durante la sua nomina. Quest'ultimo era però innocente, in quanto aveva cercato di fermare un complotto dei Templari per far eleggere Charles Lee al posto di comandante in capo.[5]

Esecuzione Pubblica 3

Washington osserva Connor diretto verso il patibolo.

Il loro piano prevedeva l'omicidio di Washington da parte di Thomas Hickey. Quando Connor scoprì i loro piani attraverso una lettera trovata addosso a John Pitcairn, si era recato a New York nel tentativo di scongiurare l'attentato di cui Washington era ancora all'oscuro ma, per una serie di equivoci, gli vennero addossate le colpe di Hickey, quindi venne condannato a morte.[4]

Tuttavia, Connor venne tratto in salvo e Hickey, che era presente sul posto, si affrettò per raggiungere George in un ultimo disperato tentativo di ucciderlo. Fortunatamente venne fermato e assassinato da Connor prima che arrivasse su George.[5] Dopo questo fatto, Washington fuggì verso Philadelphia e da lì si recò a Long Island, dove iniziò ad organizzare la difesa della costa. Impostò una flottiglia di navi e una doppia linea di difesa tra la spiaggia e i forti Lee e Washington.[1]

Infine affidò il comando al generale Putnam, già distintosi a Bunker Hill. Tuttavia quest'ultimo si rivelò la rovina dei patrioti, in quanto allo sbarco degli inglesi il 22 agosto perse moltissimi avamposti e rifornimenti. Fortunatamente Howe ritardò volontariamente la terza ondata, permettendo ai patrioti di ritirarsi negli interni di Manhattan e fortificare i loro avamposti. L'assedio si protrasse per altri tre mesi, finché Washington e le sue truppe non furono costretti a cedere New York alla British Army.[1]

Caduta di Philadelphia

"I carri con i rifornimenti per il campo sono spariti. Temo un sabotaggio. Un traditore di nome Benjamin Church, appena uscito di prigione, è svanito anch'egli. Di certo i due eventi sono correlati."
―George informa Connor del furto dei rifornimenti[src]

Dopo aver stabilito una base presso le colline della Pennsylavania, Washington dovette affrontare due nuovi gravissimi problemi. In primo luogo il congresso lo accusava per le sconfitte subite nonostante il generale fosse riuscito ad organizzare le proprie forze in modo da salvare la maggior parte degli uomini e dei mezzi. Secondariamente era arrivato sul suolo statunitense un nuovo esercito nemico, quello assiano che, come aveva dimostrato a Long Island, era meglio organizzato e più temibile della British Army. Così per ridare prestigio alla sua posizione e rincuorare i patrioti dalla sconfitta subita, decise di attraversare il fiume Delawere e di cogliere di sorpresa il reggimento assiano di stanza a Trenton.[1]

Programmò l'attacco durante la notte di Natale, giacché sapeva della tradizione tedesca di festeggiare anche in piena guerra. Durante l'attacco circa cinquecento assiani, tra prigionieri e disertori, si unirono all'esercito continentale.[1] George aveva permesso anche ad un adepto Assassino di Connor di prendere parte alla missione; quest'ultimo uccise il Templare e generale tedesco Johann Rall.[4] Questa vittoria però ebbe poca importanza, inoltre Washington corse anche il rischio di venire rimpiazzato dal generale Horatio Gates a causa delle accuse di Thomas Conwey, ma riuscì comunque a mantenere il suo ruolo di comandante in capo con abile difesa.[1]

Così George stabilì il suo quartier generale a Princeton, passando l'inverno in tranquillità per via del codice bellico che aboliva gli scontri invernali. Intanto dall'Europa iniziarono a muoversi molti volontari che decisero di fornire aiuto ai patrioti, tra i quali il barone prussiano Friedrich Wilhelm von Steuben. Mentre questi si apprestavano a raggiungere le colonie, Washington si occupò di riorganizzare l'esercito e di difendere un'altro importantissimo punto strategico, Philadelphia. Tuttavia anche questa città cadde in mano britannica il 6 settembre 1777.[1]

A Corto Di Rifornimenti 2

Washington parla con Connor.

Quel giorno le truppe di Washington si spostarono a Valley Forge, dove vennero addestrati dal marchese Lafayette e dal barone Casmir Pulaski.[1] Durante il loro stanziamento, un traditore di nome Benjamin Church derubò un grosso carico appartenente ai patrioti. Per fortuna Connor, anch'esso sulle tracce di Church dato il legame con i Templari, giunse a Valley Forge dove Washington lo mise al corrente di quanto accaduto.[6] Così l'Assassino iniziò le sue ricerche, restituendo il carico ai patrioti nel marzo 1778[7]; il mese prima il barone von Steuben era giunto a Valley Forge.[1]

Collaborazione con Connor

George: Va fatto come si deve, o non saremo migliori dei nostri nemici. Pensa alle ripercussione politiche di un simile atto.
Connor: Se voi risparmierete la vita di Lee, allora sarò io a prendermela. Godetevi la vittoria, comandante. Questa è l'ultima volta che vi aiuto.
―George e Connor discutono delle indagini riguardanti Charles Lee[src]

Grazie al rigidissimo programma di addestramento chiamato Regulation for the Order and Discipline of the Troops of the United States applicato da von Steuben sulle truppe indipendentiste, Washington poté finalmente disporre di un esercito al pari di quello britannico. A migliorare la situazione vi fu lo sbarco dei rifornimenti e lo stanziamento della flotta reale di Luigi XVI di Francia a disposizione dei patrioti.[1] Alla testa di una vera e propria armata, Washington decise di affrontare immediatamente un nuovo problema: una collaborazione dei nativi americani con le giubbe rosse.[4]

Fiducia Tradita 1

Connor viene messo al corrente degli intenti di Washington.

Quindi l'ordine al generale John Sullivan di attaccare diversi dei loro villaggi. Fra questi vi era anche Kanatahséton, il villaggio che durante la guerra franco-indiana aveva fatto bruciare e in cui l'Assassino Connor era nato. Quest'ultimo giunse a Valley Forge il 17 giugno assieme a suo padre, che era nientemeno che Haytham Kenway, divenuto Gran Maestro dei Templari. Padre e figlio infatti avevano brevemente conciliato i rapporti tra le loro fazioni per ostacolare la corona britannica. I due nutrivano tuttavia un'opinione diversa riguardo il comandante in capo, dato che Haytham favoriva la nomina del confratello Charles Lee.[8]

Arrivati alla tenda del generale, i due lo informarono che gli inglesi stavano spostando le truppe di Philadelphia a New York, considerata la chiave della guerra dal British War Office. George decise così di spostare le truppe al comando del marchese Lafayette a Monmouth, ma mentre ne discuteva con l'Assassino, Haytham entrò senza permesso nella tenda del generale, mostrando a Connor un documento inerente alla spedizione di Sullivan. Essendo un mohawk da parte materna, il ragazzo rimase oltraggiato dal comportamento del comandante con cui decise di chiudere i rapporti, e, piantando in asso anche il padre, si recò verso il suo villaggio riuscendo a fermare l'attacco dei patrioti.[8]

Battaglia Di Monmouth 4

Washington viene informato da Connor del tradimento di Charles Lee.

Il giorno dopo Washington si trasferì con le truppe a Monmouth, dove tentò di bloccare gli inglesi. Tuttavia, i patrioti erano in netta inferiorità numerica e stavano perdendo diversi uomini. Inoltre, Charles Lee, per screditare Washington, eseguiva gli ordini con molta lentezza così da aumentare le perdite e minare l'autorità del suo capo. Tuttavia Connor, nonostante la sua rottura con il Comandante, gli diede una mano aiutando l'Esercito Continentale nella ritirata. L'impresa andò bene e dopo la battaglia Connor e La Fayette informarono Washington di ciò che Lee stava commettendo. Dopo aver saputo ciò, George prese la decisione di indagare a riguardo.[9]

"Di chi posso fidarmi? Ora anche gli eroi ci tradiscono..."
―George dopo il tradimento di Arnold[src]

Le sue successive indagini lo portarono a scoprire un effettivo atto di voluta insubordinazione e alto tradimento da parte di Lee; nonostante la gravità dell'atto e il tentativo di aggressione, George decise di non condannare a morte il generale ma di sospenderlo dal suo servizio. Dopo la vittoria di Monmouth decise di schierare le sue truppe attorno a New York, conquistando dapprima Stony Point. La posizione dovette tuttavia essere abbandonata il 18 luglio quando rischiò di essere accerchiata dalle truppe inglesi che ritornavano da West Point senza averla attaccata.[1]

Successivamente dovette subire anche il massacro delle sue legioni a Waxhaws ad opera del reggimento dei dragoni di Banastre Tarleton.[1] Nel 1780 Washington convocò nuovamente Connor, rivelandogli che al forte di West Point vi erano spie probabilmente intenzionate ad uccidere il Maggior Generale Benedict Arnold. Chiese quindi all'Assassino di indagare e quest'ultimo accettò con riluttanza, rammentando che sarebbe stato il suo ultimo contributo.[10]

La Battaglia Di West Point 4

Washington e Connor a West Point.

Dopo varie indagini a West Point, Connor scoprì che il traditore era Arnold stesso. Aveva infatti collaborato con il Maggiore John André per dare West Point in mano al generale inglese Henry Clinton in cambio di un'alta somma di denaro. Il Maggiore inglese venne quindi arrestato e portato da Washington. Anche se aveva scoperto le intenzioni di Arnold, Connor non lo riuscì a fermare, dato che scappò non appena le truppe inglesi attaccarono il forte, mettendosi al sicuro a bordo della HMS Vulture, che salpò in tempo per fuggire.[10]

Frattanto Connor e i patrioti presenti difesero il forte dalla British Army, respingendola. Intanto Washington, al corrente di quanto accaduto, giunse sul posto, informando Connor dell'esecuzione di Andrè, esponendogli le intenzioni di dare la caccia ad Arnold che era ormai riuscito a sfuggire.[10]

Fine della guerra

Connor: Dove l'avete presa?
George: Ce l'aveva un ufficiale fatto prigioniero a Yorktown. Ha suscitato subito il mio interesse, così l'ho tenuta con me. È strano, non ricordo più il volto di quell'uomo.
―George e Connor parlano della Mela[src]

Dopo una vittoriosa battaglia tenuta a Yorktown affianco del regno francese e spagnolo,[1] Washington ottenne una Mela dell'Eden da un ufficiale britannico fatto prigioniero. Incuriosito dal manufatto, decise di tenerselo con se. La guerra finì nel 1783 con la vittoria dalla parte dei patrioti e l'armata britannica lasciò le colonie che divennero gli Stati Uniti d'America. Durante quei giorni, Washington incontrò nuovamente Connor vicino ad un campo di bocce a New York, intrattenendoci un breve dialogo e facendo una partita con lui.[4]

La Tirannia di Re Washington (ricordo) 2

Washington con la Mela in mano.

Successivamente George iniziò ad avere degli incubi, che sospettava venissero dalla Mela recuperata a Yorktown. Angosciato, cercò Connor per poi trovarlo nella frontiera, descrivendogli gli strani sogni che aveva vissuto ed infine gli mostrò il manufatto. Appena l'Assassino la toccò i due si ritrovarono in una realtà alternativa. In seguito al tocco della Mela da parte del mohawk, i due ritornarono alla realtà dove Washington, scosso da quanto visto, decise di lasciare il Frutto dell'Eden nelle mani di Connor.[11]

Ma d'accordo con il pensiero dell'Assassino, secondo cui nessun uomo era degno di un tale potere, gli ordinò di gettarlo. Quindi a bordo della sua nave, l'Aquila, il ragazzo cercò una zona dell'oceano abbastanza profonda in cui gettare il manufatto. Nel frattempo, mentre Washington se ne stava nel suo ufficio, la Mela generò l'illusione di un uomo che gli suggerì di instaurare una monarchia negli Stati Uniti. Ma tenendo memoria di quanto visto nella realtà alternativa, rifiutò l'offerta e, nel momento stesso in cui Connor gettò la Mela in mare, l'illusione scomparve.[11]

Presidenza e morte

"La mia ora non è ancora giunta, ma il fatidico momento si avvicina, inesorabile come la notte che segue il giorno. Ormai da tempo sento le forze venir meno, ma non temo la morte."
―George nell'ultima pagina del suo diario

Alla fine Washington decise di scartare il regime monarchico e di creare uno stato di repubblicano federale: gli Stati Uniti d'America. Subito dopo la fondazione ufficiale avviò il processo di candidatura per la presidenza, che vinse il 4 febbraio 1789 con una votazione del tutto unanime da parte del suo popolo. Non essendovi precedenti, George dovette stabilire tutti i cerimoniali relativi al suo servizio che poi sarebbero stati adottati dai suoi successori. Una delle sue preoccupazioni fu quella di non adottare procedure che ricordassero le corti reali europee ma che meglio si adattassero ad una democrazia.[1]

Invece la sua famiglia non prese molto bene la sua nomina, soprattutto sua moglie Martha che era convinta di tornare a fare la vita che faceva prima della guerra di indipendenza. Ciò nonostante, ella svolse in modo più che egregio il suo compito di prima dama, intrattenendo gli ospiti e organizzando le formalità nei ricevimenti quando suo marito era troppo preso dalle faccende politiche. Per quanto riguarda la politica degli esteri, Washington tentò per quanto possibile di mantenere una posizione neutrale e cercò di ricevere da quanti più stati possibili il riconoscimento della nazione.[1]

L'atteggiamento passivo di Washington e il mancato appoggio alla Francia nelle guerre rivoluzionarie francesi che opponevano quest'ultima alla corona britannica, furono alla base di pesanti critiche sia da parte della popolazione americana che dall'ambasciatore francese Edmond Charles Genêt. Genêt e il suo governo avevano infatti incitato gli Stati Uniti a insorgere nuovamente nei confronti degli inglesi, attaccando le navi mercantili che navigavano sotto costa. Contrariamente George si mosse per una normalizzazione nei rapporti con i suoi vecchi nemici, che sfociò nel trattato di Jay.[1]

In politica interna, Washington si limitò sempre a calmare le acque tra i vari partiti e le loro iniziative, istituendo nel frattempo i vari organi e le sedi governative americane. Alla fine del suo secondo mandato nel 1797, venne rieletto una terza volta, tuttavia rifiutò anche il terzo mandato sostenendo il rischio che comportava il ripetuto l'accentramento del potere supremo nelle mani di un singolo individuo. Dunque si ritirò a Mount Vernon, ove morì di ipotermia in seguito ad un sopralluogo della sua fattoria in una notte pioggia. Per sei mesi l'esercito americano portò in suo ricordi una fascia nera al braccio destro, mentre in Francia il generale Napoleone Bonaparte proclamò dieci giorni di lutto nazionale.[1]

Realtà alternativa

Instaurazione della monarchia

Ratonhnhaké:ton: Comandante Washington! Perché fate questo? Dopo quello che abbiamo fatto insieme! Vi scongiuro, tornate in voi!
George: Povero illuso di un selvaggio. Non sono mai stato tanto padrone di me stesso. Ora inginocchiatevi di fronte al vostro sovrano, e pentitevi negli ultimi momenti che vi restano prima di saltare in aria come meritate.
―Re George e Ratonhnhaké:ton al loro primo incontro nella realtà alternativa[src]

Nella realtà alternativa creata dalla Mela, quest'ultima prese il sopravvento sulla mente di George, trasformandolo in un folle tiranno. In preda a tale pazzia, si autoproclamò re degli Stati Uniti d'America, e tramite la Mela soggiogò Benjamin Franklin, Israel Putnam e Benedict Arnold. Il primo lo mise al governo di Boston, mentre agli altri due assegnò il comando degli eserciti. Tramite essi, sparse il terrore nella nazione. Fece inoltre erigere un'enorme piramide a New York, che divenne il suo palazzo.[12] Stufa della sua tirannia, la mohawk Kaniehti:io, madre di Connor, si infiltrò nella sua piramide e tentò di prendergli la Mela.[13]

Avverti Il Villaggio 16

Re Washington spara a Ratonhnhaké:ton.

La missione non andò a buon fine, ma la donna riuscì comunque a fuggire. Quindi, re George mandò i soldati a setacciare la frontiera alla sua ricerca.[13] Successivamente Washington si unì personalmente alla sua milizia nella frontiera, dove a Lexington ritrovò Kaniehti:io assieme a Connor, che veniva chiamato con il suo vero nome: Ratonhnhaké:ton. Quest'ultimo tentò invano di far ritornare George in sé, ma quest'ultimo, preda della Mela, non riconoscendolo di dileguò, lasciando i due nativi in balia dei suoi soldati.[14]

Assieme a Putnam e Arnold si diresse così a Kanatahséton guidando le sue truppe. Lì, si ritrovò nuovamente alle prese con Kaniehti:io e Ratonhnhaké:ton, sopravvissuti ai suoi uomini. Questa volta, il sovrano riuscì ad uccidere la donna grazie alla Mela e ferì brutalmente Ratonhnhaké:ton facendogli perdere i sensi, per poi bruciare l'intero villaggio.[15] Tuttavia, il mohawk sopravvisse e cinque mesi dopo uccise Arnold, venendo però catturato da Putnam, che lo deportò nella prigione di Boston.[16]

Liberazione di Benjamin Franklin

"Che vengano decapitati, insieme a una manciata di cittadini scelti a caso, servirà da esempio per tutti."
―Re Washington riguardo i due indiani[src]
Evasione (Tradimento) 3

Re Washington davanti alla cella di Ratonhnhaké:ton.

Una volta deportato il mohawk in cella, Putnam portò lo stesso re a vederlo di persona. Il sovrano ordinò a Franklin quindi di condannarlo a morte assieme ad alcuni cittadini casuali, in modo da intimorire ancora di più gli abitanti. Notando la riluttanza con cui Franklin accettò l'ordine imposto, il re iniziò a dubitare di lui, si rivolse quindi a Putnam al quale offrì la possibilità di governare Boston a patto che prima sedasse la rivolta in corso.[17]

Per sua sfortuna comunque Ratonhnhaké:ton riuscì ad evadere assieme al suo amico Kanen'tó:kon, e dopo aver aggredito Franklin riuscì a liberarlo momentaneamente dal giogo della Mela. Tuttavia, il re apparve davanti al nativo tentanto di ucciderlo tramite il potere della Mela, ma non riuscì nel suo intento poiché Ratonhnhaké:ton, bevendo l'infuso dell'Albero sacro aveva assunto poteri che gli consentivano abilità straordinarie. Quindi re Washington se ne andò per rientrare a New York, nel tentativo di fermare la rivolta che stava infuriando anche in quella città.[17][18][19][20]

La caduta

Re Washington: Possedere la Mela è tanto un peso quanto una fortuna. Dimmi, quando scuoti la terra, ti senti forse uno schiavo del popolo? Oppure vuoi diventare il suo padrone?
Ratonhnhaké:ton: Il popolo vuole che tu cada.
Re Washington: Non hai risposto alla mia domanda. Io sono l'unico re qui!
—Re Washington e Ratonhnhaké:ton prima dello scontro finale[src]

In seguito, Ratonhnhaké:ton riuscì a liberare definitivamente Franklin dal giogo di re Washington, e, con il suo aiuto, i ribelli di Boston riuscirono a fuggire dalla città verso New York una volta che Ratonhnhaké:ton ebbe ucciso Putnam. Al loro arrivo lo stesso re si presentò in riva al mare tentando di uccidere Franklin, ma non riuscì nell'intento grazie all'intervento di Kanen'tó:kon. Per poco questi non riuscì a uccidere il monarca se non fosse stato per la prontezza dei soldati nello sparare mortalmente al mohawk ribelle. Franklin era ormai fuggito, quindi il sovrano rientrò al sicuro nel palazzo. Una volta arrivato lì, Ratonhnhaké:ton si alleò con il movimento ribelle locale capeggiato da Thomas Jefferson.[21][22]

Scontro Inevitabile 1

Re Washington e Ratonhnhaké:ton sul tetto della piramide.

Per conquistarsi la fiducia del popolo, re Washington dichiarò di voler muovere guerra all'Inghilterra per schiavizzarne la popolazione, ma ciò non impedì a Ratonhnhaké:ton di animare una rivolta popolare che sfociò in un secondo assalto alla piramide. Questo permise al nativo di infiltrarsi nel palazzo assediato per raggiungere il tetto, dove re Washington stava osservando la folla assediare la piramide.[23]

Trovatisi faccia a faccia, Ratonhnhaké:ton si offrì di risparmiare il re se quest'ultimo gli consegnava la Mela, tuttavia Washington si rifiutò e i due iniziarono a duellare, finendo per rompere il soffitto vetrato, cadendo rovinosamente all'interno della piramide, nella sala del trono. Ormai morente, re Washington prese in mano la Mela e si mise seduto sul trono, senza però poter impedire a Ratonhnhaké:ton di raggiungerla e toccarla, facendo svanire l'illusione.[24]

Caratteristiche e personalità

" George Washington è un uomo assai coraggioso, un fratello leale, unico nel carattere, inflessibile nelle convinzioni! Quell'uomo è il nostro Giove Capitolino, destinato a portarci non solo alla libertà, ma alla gloria. Chiunque sostenga il contrario o è stupido o è traditore."
Mason Locke Weems parla di Washington[src]

George Washington era fin da giovane una persona assai intelligente e determinata. Queste doti lo spinsero a divenire un soldato a servizio del reggimento volontario della Virginia. Duranto la sua carriera militare si dimostrò un soldato abile e dotato di grande umanità. Ma durante il suo servizio alla British Army dovette spesso sottomettersi con riluttanza alla brutalità del generale Edward Braddock. Tuttavia, la patria gli diede poca importanza, ed esso decise di ritirarsi dall'esercito dandosi alla politica, dando sfogo alle sue abilità in quest'ultimo campo.

Battaglia Di Monmouth 5

Washington e La Fayette durante la battaglia di Monmouth.

Spinto dal desiderio di eliminare la tirannia e di portare la pace decise di unirsi alla causa dei patrioti, decidendo di scacciare l'Inghilterra dalle colonie. Era particolarmente incline alla giustizia e al rispetto per gli altri. Inoltre, era carismatico ed un abile combattente e organizzatore. La sua vittoria non gli fu garantita tanto dalla sua perspicacia in strategia, ma alle sue doti amministrative e mediatorie. Subì anche diverse sconfitte, ma grazie alla sua determinazione riuscì a conquistare la fiducia di molti suoi uomini, sebbene in privato si dimostrasse essere spesso insicuro. La sua insicurezza venne però percepita dai Templari che cercarono di eliminarlo.

In casi estremi si rivelava anche abbastanza brutale. Lo testimoniano l'incendio di Kanatahséton e la spedizione di Sullivan, dove non si fece scrupoli nello sterminare i nativi che intralciavano i suoi piani. Inoltre era anche contrario alla schiavitù, ma con le leggi che vigevano ai suoi tempi non poté mai liberare i suoi schiavi. Cosa che venne fatta però dopo la sua morte.

Curiosità

  • Durante i ricordi Dalla teoria alla pratica e La spedizione di Braddock, è possibile uccidere Washington. Tuttavia, se si compie quest'azione si viene desincronizzati.
  • Durante il ricordo A corto di rifornimenti, se si uccidono le guardie di fronte a Washington egli reagirà come un normale passante.
  • Utilizzando i giusti materiali, è possibile impiegare gli abitanti della tenuta di Davenport per fabbricare una copia della spada personale da battaglia di Washington. 

Galleria

Note

  1. 1,00 1,01 1,02 1,03 1,04 1,05 1,06 1,07 1,08 1,09 1,10 1,11 1,12 1,13 1,14 1,15 1,16 1,17 1,18 1,19 1,20 1,21 1,22 1,23 1,24 1,25 1,26 1,27 1,28 1,29 1,30 1,31 1,32 wikipedia:it:George Washington su Wikipedia
  2. Dalla teoria alla pratica - Assassin's Creed III
  3. 3,0 3,1 La spedizione di Braddock - Assassin's Creed III
  4. 4,0 4,1 4,2 4,3 4,4 4,5 4,6 Assassin's Creed III
  5. 5,0 5,1 Esecuzione pubblica - Assassin's Creed III
  6. A corto di rifornimenti - Assassin's Creed III
  7. Una triste fine - Assassin's Creed III
  8. 8,0 8,1 Fiducia tradita - Assassin's Creed III
  9. Battaglia di Monmouth (ricordo) - Assassin's Creed III
  10. 10,0 10,1 10,2 Benedict Arnold (DLC) - Assassin's Creed III
  11. 11,0 11,1 La Tirannia di Re Washington (ricordo) - Assassin's Creed III
  12. La Tirannia di Re Washington - Assassin's Creed III
  13. 13,0 13,1 Corte di ingiustizia - Assassin's Creed III
  14. Risveglio - Assassin's Creed III
  15. Avverti il villaggio - Assassin's Creed III
  16. Giustizia è fatta - Assassin's Creed III
  17. 17,0 17,1 Evasione (Tradimento) - Assassin's Creed III
  18. Viaggio astrale (Tradimento) - Assassin's Creed III
  19. Lancio sul bersaglio - Assassin's Creed III
  20. Conseguenze - Assassin's Creed III
  21. Acque scure - Assassin's Creed III
  22. Il passaggio del mar blu - Assassin's Creed III
  23. Un passo alla volta - Assassin's Creed III
  24. Scontro inevitabile - Assassin's Creed III

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