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"Audacia, ancora audacia, sempre audacia e la Francia sarà salva."
―Georges Jacques Danton[src]

Georges Jacques Danton (26 Ottobre 1759 – 5 aprile 1794) è stato un rivoluzionario francese ed uno dei personaggi più amati dalla Francia.

Biografia[]

Primi anni[]

Danton nacque il 26 ottobre 1759 a Arcis-sur-Aube. Per volere dello zio curato, nel 1772 lasciò la scuola di Arcis-sur-Aube per il seminario di Troyes dove studiò fino alla classe di retorica e, dal 1775, seguì i corsi del locale collegio degli Oratoriani, dove si legò d'amicizia con Jules François Paré ed Edme-Bonaventure Courtois che gli rimasero fedeli per tutta la vita.

Rivoluzione[]

Si dice che la sera del 13 luglio 1789 l'avvocato Christophe Lavaux, entrato nel refettorio dei Cordiglieri, vide il suo collega Danton, da lui fino ad allora ritenuto un rispettabile "uomo d'ordine" che, in piedi su di un tavolo, arringava i suoi ascoltatori esortandoli alle armi per respingere le mire del dispotismo tendenti a schiacciare le legittime rivendicazioni del popolo francese. Sarebbe questa la prima testimonianza di un Danton ormai votato ai destini della Rivoluzione.

Il 14 luglio Danton non prese direttamente parte agli eventi accaduti alla prigione della Bastiglia, che capitolò nel pomeriggio. Volendo dimostrare il proprio sostegno all'assedio popolare, il giorno seguente si recò alla Bastiglia in serata per accertarsi che tutti i prigionieri fossero stati liberati e tentare di assumerne il controllo, ufficialmente delegato alla Guardia Nazionale di La Fayette. Con indosso l'uniforme militare acquistata la settimana prima, l'uniforme dei neonati Cordiglieri, Danton lasciò in serata il Café Procope accompagnato da una dozzina di Cordiglieri. Lungo la strada una massa considerevole di persone si unì a loro. Giunto sul posto, fu fermato dal neo-governatore della fortezza. Danton gli intimò di mostragli dove fossero gli ordini scritti, poi lo arrestò e lo condusse con la forza verso la Comune appena formatasi, dove il presidente moderato Jean Sylvain Bailly disapprovò il gesto di violenza e rimandò l'ufficiale alla Bastiglia, chiedendo scusa per il trattamento che aveva dovuto subire.

Era il primo scontro tra il distretto dei Cordiglieri e la Comune provvisoria, in un rapporto che si fece presto molto difficile: Bailly aveva invitato ciascun distretto ad approvare senza indugio il suo piano di riorganizzazione della Comune. I Cordiglieri respinsero il piano di Bailly, chiedendo che fosse l'intera Assemblea dei distretti a esaminarlo ed eventualmente approvarlo, denunciando il comportamento del sindaco che si arrogava poteri che non gli spettavano. L'Hôtel de Ville reagì organizzando una campagna di denigrazione contro i Cordiglieri più in vista e in particolare contro Danton, che era stato eletto all'unanimità presidente del distretto: fu indicato ora al soldo del duca d'Orléans, ora di Pitt, ora della Corte stessa, ora una marionetta nelle mani di Mirabeau, o ancora di aver comprato la nomina di presidente.

Morte[]

Danton gioco morte

Danton maledice Robespierre mentre giunge al patibolo.

Il grande sbaglio di Danton fu mettersi contro Maximilien de Robespierre, infatti cominciarono a girare volantini con la scritta "Robespierre il dittatore". Per questo Danton venne imprigionato, condannato a morte e Robespierre riuscì ad impadronirsi delle sue lettere scritte ad alcuni suoi amici. Fortunatamente Arno riuscì a recuperare le lettere di Danton, che però venne ghigliottinato.

Caratteristiche e personalità[]

Georges Jacques era un bambino vivace e robusto, che amava poco la scuola e preferiva le lunghe scorribande nella vicina campagna e i tuffi e le nuotate nell'Aube: a un anno, era stato ferito da un toro a un labbro, incidente che gli lasciò una vistosa cicatrice, pochi anni dopo un altro colpo di zoccolo gli ruppe il naso, mentre il vaiolo gli lasciò ampie tracce sul volto: adulto, la bruttezza del volto dall'espressione mutevole, la statura imponente, gli ampi gesti delle braccia e la voce tonante aggiungeranno un vivo fascino alla minacciosa e incisiva eloquenza dei suoi discorsi dalla tribuna della Convenzione.

Non fu un allievo brillante, ma il suo profitto fu comunque buono: studiò i classici greci e romani e, per proprio conto, autori proibiti come Rabelais e Montaigne e anche un poco di inglese e di italiano. Allo scritto faceva molta fatica a causa di un problema di dislessia, ma in compenso era dotato di un'ottima oratoria, come dimostrava declamando davanti ai compagni e ai professori i testi di Cicerone. Imparò bene il latino e si interessò alla storia, apprezzando in particolare la Roma repubblicana. Ottenne il premio di latino al termine del secondo anno passato presso gli Oratoriani.

Galleria[]

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