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"Perché siete qui? Perché mi disturbate? Dovreste essere a purificare le vostre case! A purificarvi voi stessi! Ci sono roghi da alimentare, penitenze da compiere! Farete come vi ordinerò!"
―Savonarola ai cittadini di Firenze[src]

Girolamo Maria Francesco Matteo Savonarola (Ferrara, 21 settembre 1452 - Firenze, 23 maggio 1498) è stato un frate domenicano che assunse il controllo di Firenze nel 1494 fino al 1498. Pur avendo grandi ambizioni, molte persone lo consideravano un pessimo leader.

Nel 1488, Savonarola entrò in possesso di una Mela dell'Eden, e riconoscendone il potere, la portò con sé a Firenze, dove si impadronì della città. Usò il manufatto per istigare il Falò delle Vanità, nella speranza di ripulire la città di tutto quello che egli riteneva malvagio, come l'arte e la scrittura di quel periodo.

Biografia[]

Primi Anni[]

Savonarola nacque a Ferrara nel 1452. Fin da giovane, prese una posizione morale contro la corruzione della Chiesa e in particolare del papato, affinché esso desse il buon esempio cristiano e non si crogiolasse nel peccato.

Nel 1475, Savonarola entrò nel convento della chiesa di San Domenico, a Bologna, e divenne un frate domenicano. Nel 1482, fu inviato dal suo ordine ad esporre le Scritture nelle chiese di Firenze, considerata la "città del suo destino". Purtroppo, a causa del suo accento straniero, non ebbe successo, e venne spesso definito un povero oratore pubblico. Nel 1487, ritornò a Bologna.

La battaglia di Forlì[]

Il Padrino 3

Savonarola origlia il discorso tra i fratelli Orsi e Caterina.

Nel 1488, Savonarola risiedette a Forlì per un breve periodo. Lì, dopo l'attacco dei fratelli Orsi, scoprì che la Mela dell'Eden era in città. Origliò la conversazione tra Checco e Ludovico Orsi, con Caterina Sforza, e da allora tenne d'occhio i due fratelli.

Prima della sua morte, Checco Orsi riuscì a pugnalare nel basso ventre il possessore della Mela, l'Assassino Ezio Auditore da Firenze, che cadde a terra. Prima di perdere conoscenza, Ezio vide un "uomo con nove dita" prendere il possesso della Mela dell'Eden. Quell'uomo si rivelerà essere Girolamo Savonarola.

Il Falò delle Vanità[]

Dopo la morte di Lorenzo de' Medici, avvenuta il 4 aprile 1492, salì al potere suo figlio Piero de' Medici. Approfittando del malcontento popolare che lo scacciò subito dopo la discesa di Carlo VIII di Valois in Italia nel 1494, Savonarola utilizzò la Mela dell'Eden per assumere il controllo della città.

I suoi sermoni infiammarono la cittadinanza quando egli cominciò a predicare la fine della proprietà privata e del peccato per ritornare al Giardino dell'Eden. Savonarola iniziò a distruggere tutte le opere rinascimentali, a causa del suo desiderio di tornare al Medioevo.

Quando il Gran Maestro dell'Ordine dei Templari, Rodrigo Borgia, scoprì che Savonarola possedeva la Mela, inviò diverse truppe dell'Esercito Papale con la speranza di impadronirsi di essa, senza però ottenere successo. Inoltre, per allentare la sua influenza in città, Rodrigo scomunicò Savonarola.

Ezio Auditore tornò a Firenze nel 1497, ed iniziò ad elaborare un piano per abbattere Savonarola, liberando così Firenze, e recuperare la Mela.

Potere Al Popolo 3

Savonarola usa la Mela dell'Eden sui cittadini di Firenze.

Ezio concluse che Savonarola opprimeva il popolo grazie ai suoi nove luogotenenti. Ezio li uccise tutti e nove nel corso di un anno, scoprendo che erano tutti fedeli seguaci del frate, o che venivano controllati dalla Mela. Senza i luogotenenti, gli Assassini fiorentini, Paola e La Volpe, iniziarono ad istigare il popolo a liberarsi di Savonarola.

La folla inferocita si radunò davanti alla residenza di Savonarola, cioè Palazzo Pitti, per protestare. Savonarola cercò di fermarli con la Mela dell'Eden, ma Ezio lanciò un pugnale contro Savonarola, che fece cadere la Mela.

La folla quindi lo portò via, ma un Templare fuggì con il Frutto dell'Eden. Allora, Ezio inseguì e uccise la guardia, ritornando in possesso della Mela.

Morte[]

Giustizia popolare 2

Ezio osserva i fiorentini bruciare Savonarola sul rogo.

Per lui, il popolo volle una delle esecuzioni più dolorose: il rogo. Quindi, dopo che la folla in tumulto lo catturò a Palazzo Pitti, lo portò in Piazza della Signoria, dove su una passerella improvvisata, lo legarono e diedero fuoco alle cataste di legna sotto di lui. Ma Ezio, vedendolo, capì che "nessuno merita una morte tanto dolorosa". Così, fattosi largo tra la folla, lo pugnalò con la lama celata alla gola, ponendo fine alle sue sofferenze.

La morte di Savonarola sconvolse i piani dei Borgia, che persero la possibilità di ottenere la Mela.

Luogotenenti[]

Savonarola si era circondato di luogotenenti, successivamente tutti uccisi da Ezio per ridurre la sua influenza su Firenze.

Ultime parole[]

  • Savonarola: Sei tu. Attendevo questo momento. Per favore, abbi pietà di me!
  • Ezio: Ce l'ho. Va' ora. Che sia il tuo Dio a giudicarti. Requiescat in pace.

Curiosità[]

  • Savonarola è uno dei pochi bersagli di Ezio né Templare, né affiliato ad essi.
  • Ciò che fece Savonarola era molto simile a quello che fece Jubair al Hakim in Assassin's Creed. Entrambi gli uomini credevano che la conoscenza fosse la strada del male e del peccato ed entrambi organizzarono dei falò, bruciando libri e altre fonti di conoscenza. Anche la procedura per assassinarli è molto simile, infatti in entrambe le situazioni il giocatore deve uccidere i luogotenenti del bersaglio prima di affrontarlo.
  • In Assassin's Creed: Rinascimento, Ezio è infuriato dopo aver scoperto che gli uomini di Savonarola avevano ucciso Cristina Vespucci. Sempre in Rinascimento, Ezio spara a Savonarola invece di pugnalarlo. Inoltre, a dispetto della realtà storica, nel romanzo fu portato immediatamente su una passerella improvvisata in Piazza della Signoria per essere arso vivo.
  • Nella realtà, Savonarola, dopo esser stato scomunicato da papa Alessandro VI, fu arrestato. La città si divise in due: i Palleschi, sostenitori dei Medici e d'accordo con il pontefice, e dall'altro i Piagnoni dalla parte di Savonarola. Questi ultimi vinsero e lo fecero liberare. Qualche sera dopo, dei Francescani si riunirono davanti al convento di S. Marco, dove Savonarola si era rifugiato, ed organizzarono una sommossa popolare, assediando il convento. Girolamo fu quindi arrestato insieme a Domenico e Silvestro. I tre furono portati al cospetto del Tribunale dei Commissari Apostolici, del Gonfaloniere e dei Signori Otto di Guardia e Balìa. Essi furono condannati alla tortura. All'ammissione delle sue colpe, il giudice ser Ceccone, scaricò sui tre frati i crimini irrisolti in città. Impiccati e bruciati il 23 maggio 1498, le ceneri dei frati furono buttate nell'Arno, in modo che nessuno le raccogliesse.
  • In Piazza della Signoria c'è una lapide nel punto esatto in cui morì Savonarola.
  • A Savonarola manca un dito, anche se la ragione per cui lo ha perso è sconosciuta.
  • Nel ricordo "Il Padrino", Savonarola appare per la prima volta dietro ai Fratelli orsi, intento ad ascoltare la discussione tra quest'ultimi e Caterina Sforza.
  • Durante il ricordo "Un Caldo Benvenuto", quando Caterina e Machiavelli entravano in città, si poteva intravedere Savonarola accanto alle porte cittadine.

Galleria[]

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