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Se stai cercando il suo omonimo cugino, vedi Juan Borgia il Minore.
"Se vedo una mela e decido di coglierla, nessuno mi ferma."
―Juan Borgia il Maggiore[src]

Juan de Borja Llançol el Mayor, italianizzato in Juan Borgia il Maggiore (1446 - 1 agosto 1503) e meglio noto come Il Banchiere, è stato un cardinale e arcivescovo spagnolo, nonché un membro dell'Ordine dei Templari. Servì anche nell'Esercito dello Stato Pontificio come generale di suo cugino e confratello Cesare Borgia, a sua volta figlio del pontefice e Gran Maestro Templare Rodrigo Borgia.

Nato nella Corona d'Aragona, ebbe presumibilmente le sue prime cariche ecclesiastiche a Valencia, capitale dell'omonimo regno. Successivamente si trasferì in Italia, dove grazie all'appoggio di suo zio Rodrigo ottenne diversi titoli clericali di prestigio. Nel 1492 ottenne il titolo di cardinale da suo zio, eletto Papa quello stesso anno con il nome di Alessandro VI. Sette anni dopo venne scelto da suo cugino Cesare come ambasciatore italiano presso la corte di Luigi XII di Francia, dove Cesare prese in matrimonio la nipote del re Charlotte d'Albret. Juan inoltre contribuì a convincere il Barone Octavian de Valois ad allearsi con l'esercito papale di Cesare. Da quel momento suo cugino lo nominò suo banchiere personale.

A partire dal 1500 supportò l'esercito di Cesare amministrando il denaro per finanziare le spedizioni di suo cugino in Romagna. Partecipò anche all'assedio di Monteriggioni, sede degli Assassini italiani. In quell'occasione i Templari prese possesso di una Mela dell'Eden. Quindi Juan si trasferì a Roma, dove il 1 agosto 1503 venne ucciso dall'Assassino Ezio Auditore da Firenze durante una festa pagana che il Banchiere aveva organizzato in onore delle conquiste di Cesare in Romagna.

Biografia[]

Primi anni[]

Juan Borgia il Maggiore nacque a Valencia attorno al 1446, figlio del politico conservatore Galcerán de Borja y Moncada e della nobildonna portoghese Tecla Navarro Alpicat. Frequentò i migliri istituti della Corona d'Aragona e una volta conseguita la maturità venne avviato alla carriera ecclesiastica. Attorno al 1480 venne chiamato da suo zio Rodrigo in Italia, all'epoca ancora cardinale. Grazie all'influenza di Rodrigo sulle attività clericali della nazione, il 13 settembre 1483 Juan ottenne l'arcivescovado di Monreale, in Sicilia. In seguito venne anche consacrato vescovo a Valencia, ma non visitò mai la sua diocesi.

Suo zio gli garantì anche il titolo di amministratore apostolico dell'arcidiocesi di Omuluc, in Moravia. Nel 1492, quando Rodrigo venne eletto Papa con il nome di Alessando VI, Juan ricevette la porpora cardinalizia e divenne uno dei più stretti collaboratori del nuovo pontefice. Due anni dopo incoronò Alfonso II d'Aragona come nuovo sovrano del Regno di Napoli. Negli ultimi mesi dello stesso anno incontrò il re francese Carlo VIII a Bracciano, accompagnando il sovrano nella sua discesa verso Roma. Nello stesso periodo raggiunse l'apice della sua carriera da cardinale, ottenendo il vescovado di Ferrara e di Melfi.

Ambasciatore a Parigi[]

Circa nel 1499, Juan iniziò a conseguire una carriera diplomatica. Tuttavia dovette rinunciarvi per non offuscare suo cugino Cesare Borgia, ben più potente di lui a causa del suo titolo di Capitano Generale dell'Esercito dello Stato Pontificio. Ma riconoscendo la loro parentela e il talento di Juan nella mediazione, lo scelse come suo ambasciatore personale presso la corte di Re Luigi XII di Francia a Parigi. Lì Cesare avrebbe dovuto prendere il moglie la nipote prediletta del sovrano, Carlotta d'Aragona, quando questa rifiutò il matrimonio, Cesare non consegnò la bolla del Papa che conteneva la lettera divorzio di Luigi.

Dunque il re francese, li trattenne per diverso periodo nel suo palazzo a Versailles, senza però forzarli a consegnare il messaggio del Papa. Juan venne rilasciato quando suo cugino prese in matrimonio un'altra nipote del re, Charlotte d'Albret. Pochi giorni dopo la cerimonia nuziale, Juan e suo cugino incontrarono il Barone Octavian de Valois alla corte reale. I due infatti miravano ad ottenere l'aiuto del generale per mettere l'Italia sotto il controllo della loro famiglia, così come pianificato da Cesare. Durante la predisposizione dell'accordo, Juan diede il meglio di sè, affascinando il cugino con la sua abilità di mediatore e l'ampia conoscenza dei gusti dei francesi. Dopo aver convinto il Barone ad aiutare Cesare, Juan venne scelto dal cugino come suo banchiere personale.

Assedio di Monteriggioni[]

Calunnia 11

I Templari entrano a Monteriggioni.

Successivamente agli eventi accaduti in Francia, Juan e il Barone di Valois accompagnarono Cesare nella campagna militare in Romagna, che in breve tempo cadde in buona parte sotto il controllo del Borgia. Il 2 gennaio 1500, Juan e suo cugino assaltarono la sede degli Assassini italiani: la città di Monteriggioni, in Toscana.

L'assedio portò un gran successo ai Templari; uccisero il condottiero Mario Auditore e presero possesso della Mela dell'Eden di suo nipote Ezio. Juan guidò inoltre la cattura della contessa forlivese Caterina Sforza, ospite e alleata degli Assassini italiani. Espugnata la città, i Templari tornarono a Roma con il loro bottino.

Vita a Roma[]

Volpe: Al Papa il denaro lo presta Agostino Chigi, ma Cesare fa affari con qualcun'altro. Per il momento, sappiamo soltanto che si fa chiamare "Il Banchiere".
Claudia: Conosco una persona che gli deve dei soldi. Il senatore Egidio Troche viene ogni giorno a lamentarsi.
―La Volpe e Claudia forniscono ad Ezio informazioni su Juan[src]
Infiltrazione 2

Juan alla riunione dei Templari.

Trasferitosi a Roma, Juan divenne il più ricco banchiere della città, trovando tra i suoi clienti soprattutto nobili e senatori. Nel 1501 Cesare si lanciò in una seconda spedizione militare, così da sedare le ultime rivolte in Romagna e assicurarsene il ducato. Poco prima di partire per Urbino, Cesare convocò Juan e gli altri Templari a Castel Sant'Angelo. Durante la riunione, Cesare lasciò ai suoi confratelli la guida di Roma, ordinando a Juan ed agli altri di assecondare momentaneamente le richieste del Vaticano. Nel 1503 Juan ottenne per sè anche il Patriarcato latino di Costantinopoli.

Nell'agosto dello stesso anno, l'Assassino Ezio Auditore da Firenze, scampato all'assedio di Monteriggioni e resosi nuovamente attivo contro i Templari, giunse alla conclusione che uccidendo Juan, Cesare non avrebbe più avuto i fondi necessari per sostenere la sua campagna militare in Italia. Quindi con l'aiuto di sua sorella Claudia e del confratello La Volpe, l'Assassino riuscì a risalire ad uno dei debitori di Juan: il senatore romano Egidio Troche. Dopo averlo salvato dagli aguzzini del Banchiere, l'Assassino gli offrì il denaro necessario a saldare il suo debito, a patto che lo avrebbe condotto da Juan. Nel frattempo, lo stesso Juan organizzò i preparativi per una festa pagana alle rovine di Trastevere, che avrebbe celebrato il ritorno di Cesare a Roma come Duca di Romagna.

Morte[]

Juan: Ma... Ho dato alla gente ciò che desiderava.
Ezio: E ora ne pagherete il prezzo. Il piacere immeritato si consuma da sé. Requiescat in pace.
―L'ultimo dialogo tra Juan ed Ezio Auditore[src]
Entrata E Uscita 8

Ezio assassina Juan.

Juan concluse i preparativi per la festa pagana il 1 agosto, e quello stesso giorno l'evento avrebbe celebrato il ritorno di Cesare a Roma. Dopodiché, il Banchiere inviò il capitano Luigi Torcelli al Pantheon, dove Egidio Troche avrebbe consegnato il suo debito. Tuttavia Torcelli venne ucciso da Ezio Auditore, che prendendo i panni del capitano riuscì ad infiltrarsi alla festa pagana.

Durante la celebrazione, una delle cortigiane di Claudia Auditore riuscì a sedurre il Banchiere, distogliendo la sua attenzione dall'Assassino. Insieme alla sua accompagnatrice, Juan assistette al discorso di suo cugino Cesare, che annunciò di voler unire l'Italia intera sotto il suo regno. Poco dopo Juan venne ucciso da Ezio, che riuscì a sorprenderlo da un panca su cui era seduto.

Ultime parole[]

Entrata E Uscita 9

Gli ultimi momenti di Juan.

  • Juan: Tutto ciò che ho toccato, visto e gustato. Non mi pento di nulla di ciò che ho fatto.
  • Ezio: Un uomo di potere dovrebbe stare alla larga dai piaceri vani.
  • Juan: Ma... ho dato alla gente ciò che desiderava.
  • Ezio: E ora ne pagherete il prezzo. Il piacere immeritato si consuma da sé. Requiescat in pace.

Caratteristiche e personalità[]

"Sono le cose belle della vita la vera ricompensa del potere."
―Juan parla alla sua accompagnatrice alla festa pagana[src]

Juan era un uomo molto intelligente, abile capo e gestore del settore bancario. Era conosciuto in particolare per la sua abilità persuasiva e mediatrice, cosa che gli valse un posto al fianco di suo cugino Cesare. Ma nonostante quest'ultimo lo avesse nominato generale dell'Esercito papale, Juan non mostrò mai interesse nei piani militari di Cesare, anche perché non era molto portato per le questioni belliche.

Preferiva invece conquistarsi il favore del pubblico organizzando feste e sperperando il suo denaro in grandi ricevimenti. Egli stesso confessò ad una cortigiana di non aver badato a spese per celebrare il ritorno di suo cugino a Roma. Come tutti i Borgia, inoltre, Juan era una grande cinico del sesso. Le sue numerose relazioni con le cortigiane e l'assiduo frequentamento dei bordelli romani danneggiarono moltissimo la sua immagine pubblica.

Curiosità[]

  • Nel romanzo Assassin's Creed: Fratellanza, il suo assassinio si svolge nel palazzo del banchiere del papa, Agostino Chigi, in una camera appartata.
  • Se il quadro di Juan locato al covo dell'Isola Tiberina viene esaminato, è possibile che il suo nome compaia come "Joan Borgia".
  • Se nel gioco i sottotitoli sono disattivati egli si presenterà con il suo italianizzato: "Giovanni Borgia".
  • Alcune concept art del Banchiere lo ritraggono mentre impugna lo Scettro papale, anche se egli non lo ha mai impugnato.

Galleria[]

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