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In Pasto Ai Lupi 11

Una pergamena di Romolo.

Le pergamene di Romolo sono stati i resti del diario personale dell'Occulto Marco Giunio Bruto. Nelle pergamene, Bruto descrisse in che modo riuscì a scoprire il Tempio di Giunone sotto al Colosseo e di come gli Occulti lo utilizzarono come nascondiglio sicuro durante la preparazione del piano per l'assassinio del dittatore Gaio Giulio Cesare.

Dopo la morte di Bruto, il diario fu separato in diverse pagine, alcune delle quali andarono perdute. Sei pergamene furono recuperate e custodite da una setta di uomini che si facevano chiamare Seguaci di Romolo, che le custodirono in altrettanti loro nascondigli. Inoltre, abbinarono ad ognuna delle pergamene una chiave, grazie alle quali era possibile aprire una recinzione dietro cui erano custodite l'armatura e la daga di Bruto.

Nel Rinascimento, durante i primi anni del XVI secolo, l'Assassino italiano Ezio Auditore da Firenze riuscì ad introdursi nei sei nascondigli dei Seguaci di Romolo e recuperò le sei pergamene rimaste del diario di Bruto. Grazie ai ritrovamenti, recuperò poi l'armatura e la daga di Bruto e scoprì dove si trovava l'ingresso del Tempio di Giunone.

Pergamene[]

Lascio qui la mia armatura di famiglia, una delle migliori mai forgiate. Possa tu che l'hai trovata ottenere la forza in battaglia.

- CAMBIO DI CALLIGRAFIA -

L'abbiamo presa e rimessa a posto, dietro la porta di ferro. Per aprirla servono sei chiavi, affidate ai nostri confratelli. Diremo che apparteneva a Romolo, e per essi diverrà un oggetto di culto.

Pergamena di Romolo 1

Sono crollato in ginocchio, il respiro mi si blocca in gola mentre cerco di afferrare il significato di quello che vedo. Questa è la caverna che infestava i miei sogni. Ho trascorso infinite notti a esplorarla nel sonno. Dovevo trovarla. Ho deciso. Sarà qui che terremo il concilio, è qui che ordiremo la caduta del nemico, dell'amico, del dicator perpetuus. Siamo quaranta, ognuno un liberatore. Cassio mi ha detto di concepire il piano, benché io brancoli nel buio.

Il primo concilio si è concluso. Il nostro problema è chiaro, ma non così la nostra risposta. Cesare si allontana dal Senato, dà fiducia a regnanti stranieri, facendo proprio l'ego e la pompa della sua sgualdrina egizia. Rifiuta di alzarsi quando ci parla e ride delle nostre preoccupazioni. Ha dato vita a un suo senato privato, che brulica di faccendieri e lingue biforcute, gente che non ha nulla a che fare con gli affari di Roma. I miei fratelli sono assetati di sangue, ma dal canto mio non sono certo di essere in grado di versarlo. Quando i miei fratelli se ne sono andati, ho trovato delle tracce, o una cosa simile. portavano qui. Sussurri. Luci che baluginavano attraverso delle crepe nella terra. Una soglia che è anche un rompicapo. Devo trovare la soluzione.

La porta si è aperta! Ciò che si trova all'interno ha alterato la mia percezione e mi ha lasciato scosso, ha compromesso le basi stesse di quello che ho sempre creduto vero. Ogni evento è un anello in una catena, forgiata da qualcuno che da lungo tempo è ormai morto. O invece vive ancora?

Mi calmo e mi avventuro nella luce. I fantasmi ululano nella mia testa, chiamandomi innanzi. Non ho mai visto un architettura di proporzioni così vaste, illuminata da un bagliore spettrale. Qualcosa giace al centro della sala, qualcosa di potente che io non riesco a raggiungere. Di certo gli dei devono aver preso parte in questa cosa, ma quali dei?

Dal terreno è emerso un piedistallo. Sto considerando di fuggire da questa follia, ma so che mi richiamerebbero indietro. Appoggio il palmo della mano su di esso e resto accecato! Pervaso dalla profezia! Vedo Roma in fiamme e sono condotto all'azione.

Pergamena di Romolo 2Pergamena di Romolo 3

Ci incontriamo ancora nella caverna, ma tengo nascosta la mia scoperta ai fratelli. Espongo il mio piano; alcuni dettagli sono miei, ma altri vengono dalle mie visioni. I miei contributi sono di tipo pratico: attaccheremo in gruppo per impedire la fuga e per assicurarci che ognuno di noi si metta in gioco per davvero. Lo attireremo in Senato, dove nessuno dei suoi può entrare. Le visioni mi hanno indicato che dobbiamo colpire in questo giorno di marzo, che oggi la mia determinazione verrà messa alla prova e che non devo vacillare.

Non sono un uomo violento, ma appronto la mia daga di famiglia. Mi incappuccio con la toga e mi avvio alla celebrazione.

Pergamena di Romolo 4

Cesare è morto, pugnalato ventitré volte da suoi stessi concittadini, molti dei quali considerava amici. Morto non per quello che ha fatto, ma per la paura di quello che darebbe potuto diventare. Il mio senso di colpa mi divora, perché Cesare si è rassegnato al suo triste destino solo quando ha incrociato il mio sguardo. Ha visto quello che ho visto io, riflesso nei miei occhi?

Io, Marco Giunio Bruto, sono tornato alla caverna e alla sala sotto di essa. Ho lasciato dietro di me la daga e l'armatura. Forse un giorno qualcun altro sarà chiamato qui per uno scopo simile e altrettanto tragico. Forse sarai tu, che leggi queste memorie.

Nonostante la terribile esperienza, non ho risposte, ma sospetto che le avrò presto. A te che ti avventuri nella sala, devi parlare a voce alta--

(Il pezzo finale della pergamena manca.)

Fonti[]

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