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Tarik Barleti (1470 - Costantinopoli, 1511) è stato il capitano dei Giannizzeri durante il sultanato di Bayezid II.

Egli era ben conosciuto per le sue abilità da leader e per la sua ammirazione per il principe Selim I, così come per il suo odio per il principe Ahmet, legittimo erede al sultanato. Nel 1511 cercò di localizzare il luogo in cui si stava addestrando un'armata di Bizantini, così finse di aiutare il Templare Manuele Paleologo a trovare le armi necessarie per rifornire il suo esercito. Fu ucciso dal Mentore degli Assassini italiani Ezio Auditore da Firenze su ordine del principe Solimano, che, fraintendendo ciò che stava facendo in segreto, pensava che Tarik avesse tradito gli Ottomani.

Biografia[]

Incontro con Ahmet e Manuele[]

Tarik Barleti si incontrò con Ahmet nella torre del palazzo, dove discussero su un complotto contro il principe Solimano. Successivamente, vi sopraggiunse anche quest'ultimo che convinse lo zio a dargli una possibilità.

Tarik si avviò verso il luogo dell'appuntamento con Manuele Paleologo, incontrò le guardie, non fecero passare nessuno, ma vennero distratte dalle bomba diversiva lanciata dall'Assassino Ezio Auditore da Firenze che riuscì a seguire Tarik fino alla zona dell'incontro, dove una guardia lo raggiunse avvisandolo che Manuele lo stava aspettando vicino all'Arsenale. Giunto sul luogo stabilito incontrò Manuele accompagnato Shahkulu, per la consegna delle armi.

Morte[]

Più tardi, Solimano, dopo aver sentito le parole di Ezio sulle intenzioni di Tarik, gli ordinò di ucciderlo. Così, l'Assassino si introdusse nell'accampamento delle guardie, in modo da avvicinarsi furtivamente a Tarik per poi ucciderlo, quest'ultimo, si trovava nei pressi della sua tenda, venne raggiunto da un Giannizzero che gli consegnò la lettera, ma subito dopo venne ucciso da Ezio con un assassinio in volo mentre era intento a combattere contro una guardia circondato dalla altre gaurdie. Tarik in punto di morte gli confidò che era un suo piano far credere ai Templari Bizantini che li stava aiutando, per poi dargli la lettera che provava la sua lealtà verso l'Impero Ottomano, rivelando il nome della loro spia: Dilara.

Ultime parole[]

Onore Perduto E Vinto 7

Tarik porge la lettera ad Ezio.

  • Tarik: Ah, che sorte beffarda. Questo è il risultato delle indagini di Solimano?
  • Ezio: Eri in combutta coi nemici del Sultano. Che cosa speravi di ottenere da tanta perfidia?
  • Tarik: La colpa è mia. Non il tradimento, ma l'arroganza. Preparavo un agguato. Intendevo colpire i Templari Bizantini dove si sentivano più sicuri.
  • Ezio: Sei in grado di dimostrare quanto affermi?

Tarik porge ad Ezio un foglietto.

  • Tarik: Guarda. Qui. Questa ti condurrà dai Bizantini, in Cappadocia. Annientali, se ci riesci.
  • Ezio: Hai agito bene, Tarik. Perdonami.
  • Tarik: Proteggi la mia patria, Assassino. Nel nome di Dio, rendimi l'onore che abbiamo perduto in questo scontro.

Caratteristiche e personalità[]

Tarik era un uomo fedele al sultano, ma i suo modi erano considerati come un tradimento. Per portare a termine i suoi obiettivi faceva di tutto, infatti strinse un'allenza con Manuele per scoprire dove erano nascosti i Templari. Era un uomo scontroso, come dimostrava il fatto che chiedeva alle persone di andare a parlare altrove, ed era anche sospettoso di chiunque credesse che lo stesse seguendo.

Curiosità[]

Galleria[]

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