Una donna in fuga è la rappresentazione virtuale di una delle memorie genetiche di Ezio Auditore da Firenze, rivissuta da Desmond Miles nel 2012 attraverso l'Animus.
Descrizione[]
Ezio Auditore da Firenze raggiunge il palazzo di Belriguardo, nei pressi di Ferrara, con l'intenzione di riappropriarsi dei quadri di Leonardo da Vinci che gli appartengono. Passando attraverso le stalle e il giardino, Ezio riesce ad introdursi all'interno del palazzo. Una volta dentro, seduce Lucrezia Borgia, che, dopo avergli detto dove si trovano i dipinti, gli dona l'Annunciazione. Tuttavia, dopo aver compreso di essere stata ingannata dall'Assassino, Lucrezia chiama in aiuto le sue guardie, che costringono Ezio alla fuga. Raggiunte le mura esterne, Ezio esegue un salto della fede per fuggire dal palazzo; poi lascia Ferrara a bordo del carro sulla quale Lucrezia aveva fatto sistemare per lui il dipinto.
Dialoghi[]
Ezio Auditore da Firenze osserva Lucrezia Borgia tornare a Palazzo a cavallo e discutere con una delle guardie al cancello principale.
- Guardia 1: La cavalcata è stata piacevole, Duchessa?
- Lucrezia: Affatto. Ho corso a rotta di collo tutto il tempo per timore di una pugnalata alla schiena.
- Guardia 1: Non riesco a capirvi, Duchessa. Chi tenta di uccidervi?
- Lucrezia: Mio padre li teneva a bada. Mi teneva al sicuro. Ora mi danno la caccia. Vogliono la mia testa.
- Guardia 1: Ma, Signora-
- Lucrezia: La vita di campagna doveva essere serena. La morte mi segue, persino qui. Aumentate le ronde e avvisatemi se ci sono intrusi. Nessuno può entrare nel Palazzo tranne la guardia di mio marito.
Lucrezia attraversa il cancello ed entra a Palazzo.
- Guardia 1: (Ai compagni) Sentito la Duchessa?! Suonate l'allarme se avvistate qualche intruso.
- Guardia 2: Povero Alfonso, sua moglie ha perduto il senno.
Ezio tenta di introdursi all'interno del palazzo passando attraverso le stalle. Una volta fuori, raggiunge dei magazzini, dove ascolta una conversazione tra uno dei servi che tentano di entrare a palazzo e una delle guardie che glielo impediscono.
- Servo: Co-come sarebbe a dire? Io sono il lustrascarpe ufficiale della Duchessa.
- Guardia 3: Nessuno può entrare nel Palazzo.
- Servo: Non vorrai che se le lustri da sola?
- Guardia 3: Sta' a sentire. Quello che la Duchessa fa o non fa non è di certo affar nostro.
- Servo: Te lo dico io cosa dovrebbe fare.
- Guardia 3: Sinceramente, preferirei di no.
- Servo: Protesterò col Duca in persona!
- Guardia 3: Ah, si? E come pensi di riuscirci, se manco puoi entrare?
- Servo: Ne ho abbastanza.
Il servo prova ad entrare a palazzo con la forza.
- Guardia 3: Resta dove sei.
- Servo: Fatemi passare!
- Guardia 3: Devi aspettare finché la Duchessa non te lo permette.
Ezio riesce ad uscire dai magazzini. Dopodiché, attraversa i giardini, dove ascolta le guardie del palazzo discutere.
- Guardia 4: Ho saputo che il Duca ha chiesto delle guardie al Papa in persona per sorvegliare il Palazzo.
- Guardia 5: Giulio ha affidato ad Alfonso diverse delle sue guardie per averlo appoggiato contro Ravenna.
- Guardia 6: Staremo a vedere quanto durerà quest'alleanza.
Ezio, attraverso una finestra semichiusa del piano terra, entra nel palazzo, dove incontra Lucrezia Borgia.
- Lucrezia: Alfine siete venuto a uccidermi, Assassino.
- Ezio: Buongiorno, Lucrezia. O dovrei dire Duchessa.
- Lucrezia: Un titolo preso in prestito da mio marito, inadatto e a malapena capace di celare la verità.
- Ezio: Potete tenervi la vita. Sono qui per i vostri dipinti.
- Lucrezia: Cos'è, state arredando casa?
- Ezio: Mi risulta che abbiate cinque tele di Leonardo da Vinci che m'appartengono. Le rivoglio.
- Lucrezia: (Risata) Se solo fosse così facile. La mia città natale, la mia famiglia, mi sono state strappate. Credete che Ferrara mi ami? Sono una forestiera, una reietta. Un'orfana. I vostri quadri non ci sono più, Assassino.
- Ezio: Fatico a credervi.
- Lucrezia: Spaventoso, nevvero? Perdere così tanto. Forse potremo confrontarci a vicenda.
Lucrezia pone una mano sul petto di Ezio.
- Ezio: Sì, forse.
Ezio abbassa il suo cappuccio e cinge le sue mani intorno alla vita di Lucrezia, intento a sedurla.
- Ezio: Dove sono i dipinti?
- Lucrezia: Venduti a Francesco Colonna... e uno ad un tale di cui mi ero incapricciata, Patrizio. Passa il suo tempo dalle parti del Vaticano. Uno soltanto l'ho tenuto per me.
- Ezio: Consegnatemelo.
- Lucrezia: (Urlando, verso la porta) Guardie!
Subito entrano nella stanza due guardie, a cui Lucrezia si rivolge.
- Lucrezia: Caricate l'Annunciazione di da Vinci su un carro. Lasciatelo fuori dalle mura.
Le guardie escono dalla stanza per obbedire all'ordine di Lucrezia.
- Ezio: Molto bene. Ora, chiudete gli occhi.
Ezio spinge verso il muro Lucrezia, a cui accompagna le mani dietro la schiena.
- Lucrezia: Mio marito arriverà tosto con le sue guardie, perciò fareste bene a sbrigarvi.
- Ezio: Perdonatemi, Duchessa.
- Lucrezia: Per quale ragione?
- Ezio: Nessuno può lenire la vostra pena. Dovete pensarci da sola.
Ezio inizia ad indietreggiare, allontanandosi dalla donna.
- Ezio: I miei omaggi al Duca vostro marito.
Lucrezia si rende conto di essere stata legata ad una tenda.
- Lucrezia: (Urlando, verso la porta) Guardie! Guardie!
Due guardie entrano nella stanza ed Ezio è costretto a fuggire. Dopo aver bloccato i due soldati dietro una porta, Ezio, inseguito da altre soldati, cerca di fuggire dal palazzo. Arrivato alle mura esterne, esegue un salto della fede, atterrando vicino al carro sulla quale è stato posizionato il dipinto di Leonardo.
Risultato[]
Ezio riesce a fuggire dal Palazzo e ottiene il primo dei cinque dipinti di Leonardo.
Curiosità[]
- Se Ezio indossa l'armatura di Bruto o l'armatura Helmschmied durante il ricordo, al momento di togliere il cappuccio davanti a Lucrezia, Ezio esegue il gesto, ma esso rimane al suo posto. Probabilmente, questo accade perché non c'è un modello delle due armature senza cappuccio nel gioco principale.